Gli Oz sono un gruppo finlandese che vede le sue origini alla fine degli anni ’70 ed un primo album nell’82. Da allora, si sono susseguiti tantissimi avvenimenti, che hanno segnato la storia della band, compresa la forzatura a stare lontani dalla scena per diversi anni, prima di tornare con questo inedito, “Transition State”, uscito il 20 ottobre sotto AFM Records.
La casa discografica non è solita smentirsi per le sue scelte; la qualità della band traspare infatti fin dalle prime note.
La prima cosa che possiamo notare è lo stile, rimasto incatenato alla sua radice purista, con una produzione che però lo svecchia. Nella line-up corrente abbiamo alla voce Vince Kojvula, che se la cava molto bene, pur non essendo noto nell’ambiente, come del resto tutti gli altri, poiché l’unico membro originale è il batterista e fondatore della band, Mark Ruffneck. La band si definisce molto True, ma non posso non evidenziare diversi elementi che rendono qualsiasi pezzo estremamente melodico e più vicino ad un mix tra Metal ed Hard Rock. Parecchi solo ben costruiti e mai ripetitivi, riff incalzanti, una voce tutt’altro che inesperta e quella ricerca di melodia che lascia sempre una base mai scarna, tessendo un tappeto sinfonico onnipresente.
“Drag You To Hell” è sicuramente uno dei pezzi più interessanti, con diversi cambi ritmici e voce leader, che segue una linea ben precisa, con accenti che danno un picco di qualità ed emozione, coinvolgendo a 360° l’ascoltatore.
Si procede nell’ascolto e ad un certo punto arriva un altro brano degno di nota, “The Witch”, forte come un turbine e senza respiro, tranne per una breve manciata di secondi verso la fine.
Ultimamente non capita spesso di ricevere una nuova uscita che sorprende tanto; credo che gli Oz, pubblicizzando bene quest’album, possano conquistare una buona fetta di nuovi ascoltatori, dall’Heavy all’Hard Rock e perfino qualcuno più focalizzato sul Glam.
Esplorare con intelligenza nuovi territori tramite sfumature di sound che rimangono però ancorate ad una base classica non è da tutti; gli Oz ci sono riusciti senza annoiare l’ascoltatore finale.