Ma è uscito Si vive solo due volte in Bluray? Ops, scusate, non c’entra niente lo so, però ogni volta che sento il titolo dell’album, da brava fan di 007 mi viene in mente il film, chiedo scusa. Brutto essere cinefili in certi casi… Ma veniamo a noi. Torna dopo due anni e un disco con gli Hypocrisy l’eclettico Tägtgren con la sua creatura su cui sfoga tutta la sua voglia di usare sintetizzatori, tastiere, filtri e quant’altro, quando invece sugli Hypocrisy si butta su un death metal un po’ più classico. Non è che non sperimenti, ma coi Pain ci da veramente dentro di brutto! E non scherzo. Dimenticate però i riffoni secchi e forse anche relativamente poco ispirati di Cynic Paradise, che pur essendo un ottimo album non era agli stessi livelli dei precedenti. Qui si va giù di brutto con tastiere, filtri e quant’altro, e il risultato è veramente ottimo. Si potrebbe quasi dire che il nostro signor Tägtgren sia andato a scuola dai Chemical Brothers ma forse sarebbe un tantino esagerato. Però in questo album la componente più techno si sente, è molto in risalto anche grazie ad un maggiore uso di basi e sintetizzatori. È un disco un po’ meno metal, ma non per questo meno azzeccato o meno “rock”, anzi, è pieno di gran bei anthem da concerto, da fare headbang finchè non ti viene il torcicollo, e non mancano dei pezzi quasi rock & roll, dove tastiere e filtri vanno bellamente a prendersi il caffè, come il primo estratto Dirty Woman, pezzo un po’ più simile ai brani in stile Hypocrisy, con la componente techno molto stemperata, in cui la voce diventa uno scream di tanto in tanto. Anche We Want More rientra a pieno in questa categoria, gran pezzone per di più, in cui si sente proprio una certa ispirazione, sia nei riff che negli arrangiamenti per tastiera. Insomma, ce n’è per tutti i gusti, veramente. Pezzo un po’ anomalo è invece la title track, lenta, cadenzata, ha un sapore di altri tempi, quasi retrò, non vecchia per l’amor del Dio Metallo, solo sembra avere qualche annetto e non essere stata scritta negli ultimi anni. La melodia riecheggia in testa e ci si pianta per benino e non ti molla, io sono arrivata a sognarla di notte, fate un po’ voi. Altro pezzo molto particolare è Leave Me Alone, più cadenzato e quasi schizofrenico, perchè comincia in un modo, accelera, rallenta di nuovo…non ha una struttura standard, molto particolare nei cori gridati e con la voce pulita che canta la melodia principale. Putroppo però, come al solito, non è un album privo di difetti. Ne ha, sono due e sono in fondo all’album. Monster e Season Of The Reaper non sono particolarmente incisive. La prima è un pezzo molto veloce che rallenta sul ritornello, ma ha degli stacchi e dei momenti quasi da metalcore, mentre la seconda è una semiballad un po’ banale che chiude il disco quasi a marcia funebre. Sicuramente non una delle più riuscite dell’album, tende ad annoiare, suona un po’ di già sentito. Interessante però l’intermezzo acustico. Molto evocativo. Tirando le somme, è un disco in stile Pain, una via di mezza tra Cynic Paradise e i precedenti, riprende un po’ da tutta la propria discografia, ripesca caratteristiche che aveva un po’ abbandonato negli ultimi due anni per dedicarsi a qualcosa di più grezzo. L’inizio pare veramente da rave party, mentre negli ultimi tempi era più un death metal con inserimenti industrial, qua si torna a parlare di industrial bello e buono con qualche inserimento death. Il tutto regge bene, anche con lo scivolone finale. Ora spero di avere qualche soldino per andarli a vedere ad Ottobre.
PAIN – You Only Live Twice
PAIN - You Only Live Twice
-
Tracklist
01. Let Me Out
02. Feed The Demon
03. The Great Pretender
04. You Only Live Twice
05. Dirty Woman
06. We Want More
07. Leave Me Alone
08. Monster
09. Season Of The Reaper
-
Lineup
Peter Tägtgren – All Instruments
- GenereIndustrial Metal
- Anno2011
- Casa discograficaNuclear Blast
- Websitetttp://www.myspace.com/pain