Album di debutto per musicisti navigati: i Raintimes sono infatti la creatura di Pierpaolo “Zorro” Monti (Charming Grace, Shining Line) e di Davide Barbieri (Charming Grace, Wheels of Fire), giovani senz’altro, ma affiancati dal cantante Michael Shotton (Von Groove), da Sven Larsson (ex Street Talk) e Ivan Gonzalez alle chitarre, e da Andrea Gipponi al basso.
Il risultato di questo incontro di talenti è un disco maturo, ricco di melodie di buon gusto, facilmente assimilabili ma mai banali, pieno di sfumature variegate e sostenuto dalla grande capacità musicale di ogni singolo membro di questo progetto.
L’impressione è quella di trovarsi di fronte a un album che, certo, guarda al passato, ma non ci si nasconde dentro. La produzione perfetta aiuta in questa riuscita opera di svecchiamento di un genere, l’AOR, che naturalmente vive anche delle lezioni impartite a suo tempo da gruppi quali i Journey, ma che qui trova elementi più personali, che danno ai Raintimes maggiore identità rispetto a diversi loro colleghi.
Il disco, a partire dall’ottima opener “Forever Gone“, si presenta in maniera omogenea e qualitativamente molto alta, e nella tracklist non ci sono punti deboli. Spezza il ritmo e crea la giusta atmosfera la strumentale “Raintimes“, che funge da introduzione a un altro dei vari gioielli dell’album, “Just a Little Bit More“. Ma tutti i 51 minuti di questo debutto faranno la gioia dei fan del genere e, perché no, anche dei curiosi e dei neofiti.
Nel genere, uno dei migliori lavori di questo 2017.