Capita alcune volte di non capire un genere e le band che lo suonano. Che sia per avversione verso certe sonorità o per un’eccessiva forma di chiusura mentale, succede che certi angoli estremizzati del metal vengano snobbati dai più, in favore di qualcosa di meglio digeribile; ma a mio parere, anche per questioni di cultura, se un genere è suonato bene merita un ascolto, anche disattento.
Il caso dei Repulsive Dissection, invece, bisogna affrontarlo con molta più calma; il quartetto internazionale si ripropone sul mercato con questo nuovo “Church Of The Five Precious Wounds” e non cambia una virgola della propria proposta sonora: un mediocre brutal death metal infarcito di tecnica pura, qualche stacchetto jazz/progeggiante e una caratura compositiva alquanto discutibile. Possiamo ammettere che il genere non dia ampio spazio agli infarcimenti, ma in questo caso tutto sembra assemblato con una certa frettolosità.
La produzione è caotica e rumorosa per inscenare la suspence noir/spirituale delle lyrics, alla quale si uniscono dei suoni rozzi e gonfi di rabbia e delle performance lanciate a mille che, se non altro, denotano le immense capacità del quartetto (specie del nostrano Dave Billia alla batteria). Mixing e mastering non hanno altro compito se non di creare un efferato muro sonoro spaccacolli.
Mi riesce davvero difficile provare a inscenare un track by track…i capitoli più accessibili, “Confirmation (The Future Of An Illusion)” e “Zealot (Power In The Blood)” paventano i tipici tratti del genere, unendo alla furia dei blast beats una performance gutturale che mette i brividi. Anche “Baptism (Nurtured In The Void)” e “Missionary (Proselytic Strangulation)” appaiono un gradino sopra al resto, forse per il grande lavoro delle ritmiche o per la loro maniacale crudezza.
Disco per fanatici del genere che, sinceramente, non da tutte quelle emozioni estreme che ci si deve aspettare. Ai Repulsive Dissection o manca un po’ di coraggio o forse ne hanno troppo, questione di punti di vista.