Avevamo lasciato i Revolution Saints al loro superlativo omonimo disco d’esordio, nel 2015, cui fecero seguito brillanti apparizioni dal vivo, che coinvolsero anche il suolo italico. Li ritroviamo oggi con questo “Light in The Dark” che, se possibile, supera non solo le aspettative del pubblico, ma anche il già apprezzato predecessore.
Da un trio composto da Deen Castronovo (Journey, Bad English, Steve Vai, Ozzy Osbourne, Cacophony, Vasco Rossi) alla voce e alla batteria, Doug Aldrich (Ronnie James Dio; Whitesnake) alla chitarra e Jack Blades (Night Ranger; Damn Yankees) alla voce e al basso, non ci possiamo aspettare niente meno che un energico disco che spazia tra hard’n’heavy e AOR;
Ed è proprio questo quello che ci propongono in questa sede i magnifici tre: “Light in The Dark” suona fresco e vigoroso; fatto di un songwriting ispiratissimo e prodotto con la massima cura dall’ormai onnipresente Alessandro Del Vecchio, trascina e coinvolge l’ascoltatore senza un calo di tensione per tutta la durata del disco. Alla triade iniziale è riservata la dichiarazione di intenti del gruppo, che, oltre al buon gusto compositivo cui abbiamo accennato, sfoggia senza timidezza una serie di prestazioni incredibili da parte di ogni singolo musicista coinvolto, tra splendide parti vocali, assoli raffinati e una sezione ritmica precisa ma anche dinamica.
Quanto appena detto risulterà evidente all’ascoltatore, sia nei momenti di maggior tensione, come “Ride On” o “The Storm Inside”, sia quando per i Revolution Saints è tempo di mettere sul piatto ballad emotive e di classe come “I Wouldn’t change a Thing”, che di certo non sfigurerebbe in un disco dei Journey.
La classe non è acqua, e il magico trio torna a dimostrarlo con un piccolo capolavoro di AOR contemporaneo. Consigliato per fans e non.
