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RIUL DOAMNEI – Apocryphal

Cinque personaggi in cerca di autore

La Sacra Bibbia ed il Vangelo rappresentano la suprema Verità assoluta ed il Verbo adunante per migliaia di credenti, cattolici e non solo. Ma molti di essi con tracotanza mandano un grido e un’accusa autogena, che viene spesso stigmatizzata dalla Chiesa stessa: ovvero il diniego, da parte dei concili vaticani di approvare i Vangeli Gnostici, considerati come apocrifi. Essi sputano fuoco sulla vecchia ed ortodossa visione di Maria Maddalena, Battista e Gesù, un tema che grazie ad un successo planetario di romanzo quale Il Codice Da Vinci è tornato nuovamente in auge ed offre molteplici spunti di discussione.
Sicuramente i Riul Doamnei non vogliono dimenticare tali mai vani insegnamenti. La band è fondata a Verona nel 1999 ed il loro nome prende spunto dalla loro condensa interpretazione di un torrente nella quale, secondo un’elaborata leggenda, poco felicemente si suicidò la moglie di Dracula. Essa ottenne in breve tempo i favori di tutta la scena underground. La loro stagione discografica viene inaugurata nel 2001 dal demo Stramoniologie Des Geistes, aprendo ad essa molte vie e dedicandosi ad una nutrita attività live con le stelle più splendenti del panorama italico, ambendo ad una futura posizione di rilievo. Dopo l’uscita dell’EP Le Serpent Rouge che funge da antipasto, il quintetto veneto si riaffaccia prepotente al mercato con l’uscita della sua opera prima nel 2007 Apocryphal che è finalmente gettata in pasto ad un pubblico esigente e curioso.
La biografia cita come principali ispirazioni gli illustri mestieranti Dimmu Borgir e la loro l’anarchia satinata e i Cradle Of Filth e le loro veglie funebri, ma in realtà dei primi sono solo lontani parenti, essendo distanti dalla loro glacialità sinfonica, mentre hanno aggiunto alla loro catena nucleica i geni del collettivo inglese ed al loro extreme gothic metal, pescando a piene mani soprattutto dalla loro colonna sonora degli orrori e dal loro lussuoso manifesto, Midian, riprendendo anche le loro architetture thrasheggianti e il loro impatto dissacratorio. Nei brani, insieme alla pomposa teatralità dei synth, domina lo screaming di Federico, che non è sicuramente libero dal fantasma di Dani Filth, sia per attitudine sia per la sua tetra variazione di registro.
L’ascoltatore viene schiaffeggiato da undici brani centellinati da mistiche ed esoteriche aure gotiche, accattivanti ed inconsapevolmente rabbiose, prendendoci per mano in sanguinosi scenari, facendoci perdere ogni collegamento con la materialità, quasi ispirati al celebre e paradossale film di animazione Nightmare Before Chrismast e la sua intrinseca alienazione dei sensi. Le mie principali paure però si sono dimostrate fondate. Infatti l’ispirazione è ad ottimi livelli e siamo stregati dalla rombante e cristallina produzione ma purtroppo la loro proposta non si muove neanche di un centimetro da quanto proposto in tempi non sospetti dai vampiri britannici, risultando, nonostante le indubbie qualità, troppo derivativa.
L’avventura inizia con Rev un’introduzione maestosa che si consuma in binari sinfonici e palliativi, anche se spiazza nella sua manifesta esagerazione di sembrare un outtake rubata da Midian. Già con la successiva Nebula però riescono a costruirsi una certa credibilità, dando il via all’esplosione di fuochi d’artificio sullo sfondo di ribollenti trame a cavallo tra enfatiche e boombastic orchestrazioni e il perverso strisciar di serpi. Il sole dischiuse le sue cortine con Forgiveness Asleep At The Tyrants Palace, l’unico pezzo nella quale i nostri si muovono furtivamente dipanandosi tra l’archetipo dei Dimmu Borgir di Enthrone Darkness Triumphant lasciandosi trasportare da un’onda di raffinati solismi e romanticherie artiche. In Hypostasis Of The Archons promettono ancora tuoni e fulmini, presentando un melodico artificio dissimulato. Un’orrorifica e corrompente alba di perla subissata ancora da un tappeto di tastiere e da assolata nebbia di latte. Siege Dawn To The Pillars Of Heaven rappresenta l’erratica leggerezza della paura, recisa come un fiore, la quale viene espressa attraverso tutte le sintassi possibili, macchiate soltanto da avviliti ed inconsistenti gargarismi di sgomento. Legacy In Violation è un inpersonazione perfetta da non sottovalutare certamente di un copione barocco, valido messaggero brulicante di artefici teatrali e insensatezza mediatica e magmatica, nella quale si librano nell’aria preghiere ed invocazioni. Haeretica (18th March 1314) è un interludio dall’intensità veramente esemplare, scarno di tutti quegli elementi che hanno fatto da scheletro alle altre composizioni e ci catapulta in un universo fiabesco e irrazionale, perdendosi in un’altra variegata dimensione. Thy Name Is Legion è un saliscendi altamente emozionale di estremismo per poi deflagrare in un’epicità davvero degna dei migliori Nile. Uno straziante lamento tristemente magico che si esibisce come una vera e propria marcia di morte. Sindon Consecration Sophisticated esibisce con orgoglio i suoi tesori più nascosti ed intimi: un lastricato di ciottoli che ringhiano inferociti ma che un centro di irradiazione da astratti abbellimenti ulteriori di rintocchi pianistici. Magdalene For Vesper Requiem è un altro brevissimo incipit che ci introduce a The Last Supper una vera e propria affermazione della credibilità del marchio che riassume e parafrasa ed esemplifica, con la sua distorta ed angosciante visione della realtà, quanto di meglio contenuto nelle altre dieci tracce.

I Riul Doamnei elevano al mondo Apocryphal, cercando, con tutti i mezzi a loro disponibili, di giocare la loro chance. Come abbiamo già detto il principale handicap è la mancanza di una personalità ben definita, anche se negare la loro classe sarebbe da veri ipocriti. La mia speranza, per i prossimi Full, risiede dunque che la loro individualità, ancora in atto, emerga finalmente in tutta la loro potenza.

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  • 8/10

  • RIUL DOAMNEI - Apocryphal

  • Tracklist

    01. Prolog auf Erden
    02. Wurzelbert
    03. Blut im Auge
    04. Unbesiegt
    05. Verrat
    06. Snüffel
    07. Heimwärts
    08. Heiderauche
    09. Die Weide und der Fluß
    10. Des Sängers Fluch
    11. Ruf in den Wind
    12. Dämmerung
    13. Mana


  • Lineup

    Andreas Völkl - Chitarra
    Helge Stang - Voce
    Manuel Di Camillo - Batteria
    René Berthiaume - Chitarra
    Sandra Völkl - Basso