I Royal Talons sono la dimostrazione vivente che nello sludge non è tutto oro quello che luccica. Ultimamente questo genere ha avuto una discreta esposizione mediatica, soprattutto grazie ad un certo “gruppetto” come i Down, uscendo dalla nicchia degli “stonati da Roadburn” e guadagnandosi un posto al sole nel panorama metal generale. Se tanti gruppi hanno tratto beneficio da questa momentanea impennata di popolarità proponendo dischi di altissima qualità o addirittura reinventandosi completamente come i Baroness, c’è anche chi sembra volersi buttare sul carrozzone dei vincenti senza averne ancora le capacità. O le idee. Perché purtroppo sono queste due cose che mancano al terzetto di Denver, idee che possanno sorreggere brani dall’andamento scontato e prevedibile e una buona tecnica che possa donare varietà a una proposta che sa di stantio. Nei cinque brani dell’omonimo debut i Royal Talons buttano dentro tutto quanto faccia sludge, doom e stoner, dalla durata interminabile dei brani, ai riff ripetuti all’infinito dall’effetto psicotropo per finire con l’alternanza tra clean vocals un po’ seventies e lo screaming sguaiato dei giorni nostri. Tutto giusto, ovviamente, ma eseguito con pochissima tecnica, scarsa personalità e soprattutto senza quel guizzo di vitalità e di voglia di mettersi in mostra che deve essere presente negli album di debutto. Purtroppo la sensazione che si respira qua è quella di una band che ha già finito gli spunti individuali ancora prima di iniziare, andando semplicemente a riprendere idee di altri ed assemblandole insieme alla bell’e meglio. L’aspetto positivo di questo album è che, se si passa sopra a questa pochezza di contenuti, si riesce a trovare una certa varietà, con brani che spaziano dallo sludge più tirato ad incroci ben riusciti, questo va detto, tra i generi già citati in precedenza. Ecco, il pregio del terzetto americano che potrebbe dare buoni frutti in futuro è che riescono abbastanza agevolmente ad unire vari generi, ovviamente molto affini tra di loro, all’interno di ogni brano e risultare molto fluidi nei passaggi da uno all’altro. Per fare un esempio, “Robot cities” dopo un inizio prettamente doom si evolve introducendo lo screaming sludge che fa da contrasto con le chitarre quasi pulite, per poi chiudere con una parte strumentale decisamente Sabbathiana con in coda feedback che fanno drone ambient. “Figo!”, direte voi. “Meh!”, rispondo io. Perché se una buona canzone non è supportata a dovere da produzione e musicisti all’altezza non è altro che un fuoco di paglia. E qua abbiamo una produzione che è ai limiti dell’amatoriale, con una batteria che sembra venire dal fondo di un corridoio di cento metri, una chitarra inutilmente prevaricatrice, un basso distorto male anch’esso relegato in secondo piano. L’unica cosa che si salva sono le voci, che probabilmente sono anche le cose migliori del disco a livello di tecnica. Per il resto il drummer non tira, il basso è scarico e non c’è un riff di chitarra che non sappia di stantio e di riciclaggio. Gli assoli preferirei lasciarli stare, ma se qualcuno volesse farsi del male si ascolti il finale di “The scroll”. Purtroppo il primo buco nell’acqua per la valida label ConSouling Sounds che in genere è sinonimo di qualità. I Royal Talons mi sentirei di consigliarli solo a chi vive di pane e sludge/doom ed è veramente di bocca buona, perché qua ci sono solo canzoni dalle discrete potenzialità mutilate dalle scarse capacità di tre musicisti.
ROYAL TALONS – Royal talons
ROYAL TALONS - Royal talons
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Tracklist
1. Shark skull2. The scroll3. Robot cities4. D-day spell5. Western path
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Lineup
Jevf. chitarra, voceDread. basso, voceJoe Weller Myer. batteria, voce
- GenereSludge/Doom
- Anno2012
- Casa discograficaConSouling Sounds
- Websitehttp://www.facebook.com/pages/Royal-Talons/208955969117977