Maestri non si nasce, ma si diventa…ci vuole tanta buona volontà, una non comune capacità di visione futura e un pizzico di fortuna, certo, ma senza la voglia di mettersi in gioco e di provare ad evolvere non si possono fare enormi passi avanti. Specialmente in un ambiente come quello metal, i passi falsi possono rivelarsi delle condanne a morte.
Rock’n’Rolf ci aveva provato, pochi anni fa, a cambiare qualcosa…la discografia di inizio millennio dei Running Wild aveva subito qualche contraccolpo, al punto che all’indomani del discutibile “Rogues En Vogue” avvenne lo split; ma lo spirito, si dice, non muore mai e con “The Shadowmaker” il pirata tedesco aveva provato un approccio più darkeggiante e oscuro, finendo per disorientare i propri fans che lo attendevano con trepidazione…”Resilient” aveva fatto tornare un timido sorriso e questo nuovo “Rapid Foray” sembra aver le carte per ripartire nella maniera migliore; la soluzione del quartetto non cambia dalle proprie radici, un teutonic-metal carico di amore per l’epic e il rock diretto, cercando di puntare maggiormente su potenza tecnologia.
Anche se, a dirla tutta, la produzione si presenta come un’arma a doppio taglio…se da un lato annoveriamo la miglior quadratura di cui la band abbia mai usufruito grazie a suoni potenti e rotondi, dall’altro l’impressione è di entrare in contatto con una band ancora un po’ slegata e priva di quella coesione ‘attiva’ che rende gli album irresistibili…la speranza è che il buon Rolf Kasparek stavolta abbia intenzione di riattivare i Running Wild come act vero e proprio e non come un one man project servita da guests.
Le songs…beh, la variegatura è convincente in “Rapid Foray”. Si passa dalle più catchy “Black Skies, Red Flag” e “Into The West” alle più veloci “Warmongers” e “Blood Moon Rising”, lasciando il compito a “Stick To Your Guns” e “ Hellestrified” di colpire con tiro e cadenza. “Rapid Foray”, “By The Blood In Your Heart” e “Black Bart” colpiscono grazie a cori da birreria e strofe che si imparano al primo colpo, mentre la strumentale “The Depth Of The Sea – Nautilus” e la suite “Last Of The Mohicans” mostrano il lato epico/leggendario con cui abbiamo imparato ad amare la band.
Passo avanti eseguito con intelligenza e maestria, segno che il maestro ha capito la lezione e si è rimesso in carreggiata…per centrare al 100% l’obiettivo “Rapid Foray” dovrebbe aver come supporto un tour europeo che lo possa far decollare nei cuori dei fans. Speriamo…tanto.