Quando si parla di Symphonic Metal, si apre sempre un capitolo della storia musicale piuttosto controverso: i gruppi sono tanti e il rischio di venir paragonati ai grandi del genere, e di cadere sotto la loro ombra è sempre alle porte.
Rischio da cui senza dubbio non sono esenti i Sanctorium, band Symphonic Metal proveniente da San Pietroburgo, che si colloca nella scia dei tanti gruppi che già da tempo seguono le orme di Nightwish ed Epica, senza risultati particolarmente degni di nota.
“The Depths Inside” è il titolo del nuovo album della band russa, che ci porta ad affrontare un viaggio nell’antichità, anticipato già a partire dall’artwork, e che trova assoluta conferma nell’epicità che accompagna l’intera produzione.
Un esordio non dei migliori, con “1000 Years“, “Dragonqueen” e “Alive“, che, fatta eccezione per il tessuto tastieristico costruito meravigliosamente dall’intro fino all’ultima traccia dell’album, risultano essere brani eccessivamente piatti, quasi monotoni.
Un piccolo salto di qualità si ha a partire dalla quinta traccia “Spirit”, sebbene neanche su questa seconda parte si possano elargire dei veri e propri complimenti: nulla da criticare ad una struttura musicale impeccabile, perfettamente inserita nel genere in cui è collocata, con riff rapidi e l’utilizzo della doppia cassa alla batteria, e la voce lirica di impostazione classica di Daria Zhukova in contrapposizione al growl di Sergey Muraviev, che richiamano lo stile dei Therion.
Degne di nota, però, “Maid Of Lake“, in collaborazione con Anastasia Simanskaya, e “Silent Cry“, l’una per le bellissime orchestrazioni, l’altra per le tastiere da fiato sospeso.
Nel complesso, un album “corretto”, ben costruito, ma senza quella spinta in più per essere considerato realmente degno di nota. Sufficiente.