Affilate le lame arrivano i sassoni! Dopo oltre trent’anni di carriera i britannici Saxon escono ad inizio 2009 con il loro classico heavy che ha raccolto orde di fans in tutto il mondo. Dopo due anni di assenza dagli scaffali ecco che arriva Into The Labyrinth, che come sempre reca il sigillo di garanzia di una band che raramente ha sbagliato bersaglio. Ancora una volta non si smentiscono e l’album risulta fresco e convincente, magari un po’ calante nella seconda metà, ma riesce a mantenersi sempre a livelli non competitivi, di più. In un mondo dove ormai l’heavy è fatto dai mostri sacri, i Saxon arrivano e senza paura affrontano le orde di critici e fan sempre pronti a cogliere la più piccola pecca nelle nuove release. Ma siamo di fronte ad una band che ha fatto la storia, ha gettato le regole dell’heavy assieme ai conterranei Judas Priest e Iron Maiden, e le regole le sanno usare. Ma anche aggirare.
Aggirare perché l’inizio del disco è un po’ atipico. L’uso di orchestrazioni è un po’ estraneo a questa band che ha sempre fondato il loro stile sulle chitarre, ma qua si ottiene un ottimo gioco di contrasti. Battallions of Steel è epica. Nel vero senso della parola. Richiama immagini di antiche battaglie dove il clangore delle armature copriva ogni altro rumore.
Live to Rock è invece il classico pezzo heavy, con strofe lente e ritornello che alza i toni. Un inno al voler essere quello che si è, a rovesciare il mondo.
E allora avanti con Demon Sweeney Todd, uno dei pezzi forti del disco. Un ottimo heavy, riff serrati e batteria marciante e meravigliosa prova vocale di Biff. Il barbiere di Londra è protagonista qua come lo è stato ad inizio 2008 del film di Tim Burton, ma non hanno niente a che fare, a parte il protagonista. Bello l’assolo centrale, spezzato in due. Ottimo il lavoro incessante di batteria che sostiene l’architettura di una canzone veramente ottima.
Intermezzo acustico con The Letter e ripartiamo all’insegna dell’heavy con Valley Of The Kings, pezzo più power che heavy ma ben riuscito. Il ritornello sostenuto da tastiere e cori si inserisce bene tra le strofe più veloci e marcatamente metalliche.
Slow Lane Blues è un pezzo più hard rock, ricorda un po’ i pezzi più blues dei vecchi Motorhead, non male ma qui l’architettura dell’album inizia a scricchiolare, e il thread hard rock si protrae fino a Protect Yourself, quando The Hellcat fa il suo inizio e il metallo ricomincia a scorrere a fiumi fino al termine dell’album.
Insomma, i Saxon non si smentiscono e danno ai loro fan quello che vogliono, ovvero il metallo! Gli Atroci saranno molto contenti!
SAXON – Into The Labyrinth
SAXON - Into The Labyrinth
-
Tracklist
01. Journey Through The Stars
02. The Lone
03. Choose The Truth
04. The Pain of Sight
05. Sheer Hate
06. Back to my Dreams
07. Step Aside
08. Closure
09. Word to the Wise
10. Hallowed be thy Name (Iron Maiden Cover)
-
Lineup
Gabriele Bernasconi - Vocals
Luca Princiotta - Guitar
Marco Demartini - Guitar
Paolo Turcatti - Bass
Manuel Pisano – Drums
- GenereHeavy Metal
- Anno2009
- Casa discograficaValery Records
- Websitehttp://www.theclairvoyants.com