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SEPULTURA – A-Lex

Dal declino si può sempre risalire.
Scaricati dalla Roadrunner dopo averne fatto le fortune per più di un decennio, perché oramai infruttuosi in termine di vendite, messi spesso troppo superficialmente da parte dalla critica, tralasciati dalla maggior parte dei fan di vecchia data che non aspettano altro che una reunion con la formazione storica e ora abbandonati anche da Iggor che non ha saputo resistere al richiamo del sangue (vediamola in modo poetico), i Sepultura se ne fregano di tutto e di tutti proseguendo a testa bassa sulla strada intrapresa col troppo frettolosamente accantonato Dante XXI e spostando i propri confini più in là…molto più in là.

A-Lex – basato sull’opera Arancia Meccanica di Anthony Burgess – è infatti l’album più coraggioso, difficile, sfaccettato e variegato dai tempi di Roots, e pur non arrivando a toccare i picchi di questo seminale e avanguardista disco, ci mette in mostra una band che può essere considerata tutto fuor che finita e che ha ancora decisamente qualcosa da dire. Mai titolo fu più azzeccato per questo lavoro, che non risulta stilisticamente governato da nessuna legge o regola, e segue pedissequamente nelle diciotto tracce che lo rappresentano lo svolgersi della trama del capolavoro di Kubrick sottolineandone gli umori e districandosi tra stati di violenza, follia, claustrofobia, ansia, libertà, redenzione.
Ma veniamo a quello che più ci interessa cioè la musica.

La strumentale A-Lex I serve a introdurci all’Ultraviolenza: Moloko mesto è infatti un pezzo thrash tirato dall’inizio alla fine, senza alcun compromesso che sembra provenire direttamente da album quali Arise o Beneath the remains e col quale i Sepu sembrano voler mostrare a tutti quanto siano ancora capaci di prendere tutto e tutti a calci nel culo ma di voler ambire a qualcosa di più.
Si cambia infatti subito atmosfera con la successiva Filthy rot che unisce la tribalità da molto cara al combo di Belo Horizonte con chitarre e ritmi spezzati alla Meshuggah (influenza che uscirà più volte all’interno del disco), We’ve lost you riporta molto alla mente Roots e Chaos A.D., What I do invece vede imporsi massiccio quel groove hardcore che aveva caratterizzato il precedente Dante XXI.
Basta coi cambiamenti? Siamo solo all’inizio; A-Lex II infatti apre spiragli nuovi nel suono della band che da qua alla fine del disco si divertirà a spaziare tra pesanti riffoni carichi di groove, sludge, post-core (se non ci credete sentite Metamorphosis) e psichedelia (Strike, A-Lex IV), tutto intervallato da dosate ma ben assestate dosi di primordiale rabbia sonora.
Non temete, non mancano neanche i “momenti violenza” rappresentati da pezzi quale The treatment, Forceful behavior, The experiment o la conclusiva Paradox, che purtroppo non sono più gli stessi da quando il Re Leone non è più della cricca, ma è una cosa a cui oramai volente o nolente ci siamo tutti abituati. Non poteva mancare l’omaggio al personaggio preferito di Alex, Ludwig Van è infatti un neoclassico omaggio a Beethoven del quale vengono riprese la Nona sinfonia e l’Inno alla gioia. Tutto simpatico ma nulla di più.

Se ancora non si fosse capito A-Lex è fuor da ogni dubbio il miglior disco targato Sepultura dall’abbandono di Max. Non è un vero e proprio mattone, ma sicuramente è un disco che richiede tempo, ascolti, e attenzione prima di mostrare la sua vera faccia ed essere compreso in ogni sua sfaccettatura. Fosse opera di qualche new-sensation francese o di oltre oceano qualcuno griderebbe al miracolo, visto che a suonarlo sono i Sepultura, quelli falliti senza nemmeno più un Cavalera-brother, c’è più di un rischio che sia accolto in tutt’altro modo. Cestinarlo dopo un ascolto distratto sarebbe un reato, dategli fiducia e sarete ripagati.

Rispetto incondizionato: REFUSE, RESIST!

  • 4,5/10

  • SEPULTURA - A

  • Tracklist

    01. Zahq
    02. Zombiefied
    03. Spiel Mir Das Lied Vom Sterben
    04. Und Wenn Der Schnee
    05. Mein Puls = 0
    06. Tanz Der Teufel
    07. Phantomschmerz
    08. QuarantÄne
    09. Infiziert
    10. Der Tag An Dem Die SchwÄrzeblieb
    11. FremdkÖrper
    12. Das Ende Von John Wayne
    13. Porn From Spain


  • Lineup

    Bastibasti – voce
    Bernhard – chitarra
    Buschy - chitarra
    Thorsten – basso
    Bodo - batteria