A distanza di 6 anni da “One Bullet Left” (“Touch of Sin 2” del 2014 fu una sorta di antologia di brani ri-registrati dalla band tedesca), i Sinner sfornano un nuovo album di inediti, decisamente godibile e destinato a fare la gioia dei fan e degli amanti dell’hard’n’heavy.
Messi da parte temporaneamente i Primal Fear, Voodoo Circle e Rock meets Classic, Mat Sinner e compagni confezionano 10 tracce perennemente a cavallo tra hard rock e heavy metal tradizionale, con qualche richiamo a Thin Lizzy, Scorpions, e una deliziosa spruzzata di blues a condire il tutto (principalmente nella malinconica “Sinner Blues”).
Operazione nostalgica? Non necessariamente. I brani del lotto, forti di una buona produzione, suonano decisamente accattivanti, fatti di chitarre massicce, melodie e ritornelli piacevoli e immediatamente memorizzabili, che fanno apparire “Tequila Suicide” piuttosto fresco, nonostante il genere non propriamente moderno. Anche perché, oltre agli elementi già rintracciati, nei 36 minuti di questo “Tequila Suicide” fanno timide apparizioni anche venature power (in “Dragons” come in “Why“) e folkeggianti (in “Battle Hill” come in “Gypsy Rebels“), che rendono decisamente più variegato il tutto.
Insomma, ennesimo centro messo a segno nella lunga discografia dei Sinner. Se siete alla ricerca di qualcosa di interessante, godibile e non troppo cervellotico nel panorama hard’n’heavy attuale, vi consigliamo caldamente l’ascolto di questo album, difficilmente vi deluderà.