Dove terminano le nostre aspirazioni ed inizia la cruda realtà? Dov’è situato il confine tra ciò che sappiamo fare e ciò che vorremmo fare? Esiste un baratro da dover saltare per riuscire ad arrivare dove vorremmo ed essere le persone che da sempre sognamo di diventare?
Perdonate l’incipit filosofico/psicologico, ma per presentarvi il ‘caso’ Soul Of Steel dovevo partire con alcune premesse; il sestetto pugliese presenta uno di quei dischi che trovo realmente odioso dover valutare, non per scarsità di idee o di capacità, bensì per una non ancora sviluppata conoscenza dei propri mezzi…il sound della band si rifà a un power/prog metal dai tratti epici, che allo stato attuale convince e lascia il tempo che trova.
Pur annoverando la collaborazione di Roberto Tiranti e Olaf Thorsen, quello che traspare da “Destiny” è una scarsa ricerca del proprio ego in favore di clichè già sentiti, il che li porta a ‘stonare’ in qualche passaggio dove la ancora acerba esperienza non si è sviluppata. Dall’altra parte sono indiscutibili la qualità della produzione, la ‘forza’ dei suoni e la professionalità della parte tecnica, effetti che sulla resa finale di “Destiny” giovano molto.
Potenza su “Swordcross” e “Running In The Fire”, arrangiamenti sinceri su “Wild Cherry Trees” e finezze su “Endless Night” e “Wings Of Fire” fanno presagire che dai Soul Of Steel possiamo aspettarci molto…usando un banale clichè, si può dire che ‘le basi ci sono, è ora tempo di costruire’.
Concludo con un consiglio: è importante trovare il modo migliore per esprimere la propria arte, chiedendosi quali capacità si possono mettere in gioco e arrivando a trovare un’alchimia che nessun’altro potrà mai avere. Per ora, ‘solo’ sufficienza. Ma mi aspetto molto di più!