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SPAWN OF POSSESSION – Incurso

Finalmente un album che farà discutere anche al di fuori della scena gothic! Se generalmente gli accesi diverbi sulla qualità di un album nella sfera metal sono legate a sonorità un po’ più accessibili, gli Spawn of Possession con il loro ultimo lavoro scateneranno qualche diatriba tra gli amanti della musica più estrema in circolazione. Qualche amante del brutal death metal più tecnico potrà infatti trovare questo “Incurso” un disco più melodico della media e quindi non degno di essere ascoltato. E, almeno dal punto di vista della melodia, darei loro assolutamente ragione, ma questo è il motivo per cui gli Spawn of possession dovrebbero essere incensati come innovatori e maestri nella loro categoria! Intendiamoci, gli svedesi mancavano dalle scene da ben sei anni, ma non è che si siano messi a suonare del pop o a cantare in falsetto; gli ingredienti della scena technical brutal ci sono tutti, dal cantato gutturale alle velocità supersoniche, solo che il quintetto incorpora alla formula classica e ormai arcinota influenze prog e un pizzico di melodia nelle chitarre che rendono “Incurso” un album assoltamente vario e interessante.

Il fatto di avere un chitarrista fantasioso e quantomai eclettico come Christian Münzner degli Obscura tra le fila è senza dubbio un altro elemento che alza moltissimo la caratura degli svedesi, oltre al fatto di avere un cantante decisamente tecnico e versatile ed una produzione moderna e curatissima che rende piena giustizia ad una bassista incredibile quale Erlend Caspersen. Il quintetto spara le proprie migliori cartucce in apertura dell’album, con quattro pezzi che lasciano letteralmente senza fiato. Dopo una breve ed evocativa intro, “Where angels go demons follow” stupisce e lascia a bocca aperta, oltre che per cambi di tempo ai limiti dell’umano, per il suono e la rilevanza del basso, finalmente chiaramente udibile in una produzione di questo tipo e capace di smuovere anche le montagne. La successiva “Bodiless sleeper” è indubbiamente la mia preferita, brano decisamente al fulmicotone che incorpora però una sorta di ritornello in cui le intricate scale chitarristiche concedono spazio a un pizzico di melodia swedish su di un tempo rallentato. Per chiudere questa sorta di trilogia iniziale “The Evangelist” rappresenta uno dei brani musicalmente più intricati dell’album, ricco di parti interamente strumentali, passaggi decisamente cadenzati e pieni di groove ed una coda finale che vira al doom. Ci vogliono parecchi ascolti per capirla ed apprezzarla al pieno, ma regala molte soddisfazioni. I restanti brani sono quello che si potrebbe definire routine di lusso, suonati ed interpretati alla perfezione, ma senza quel lampo di genio della trilogia iniziale. Almeno fino a che non si giunge alla traccia conclusiva, quella “Apparition” che rappresenta la pietra dello scandalo. Con un coraggio che rischia di sfociare nell’autolesionismo gli Spawn of possession decidono di tentare un esperimento che ha dell’impensabile e di unire il brutal death alla musica sinfonica! Connubio senza dubbio particolare, a mio parere riuscito perchè realizzato con la giusta classe e senza scadere nel pacchiano o nel forzato. Classico brano che si ama o si odia, come traccia conclusiva e “rilassante” trovo che abbia il suo perchè.

Non c’è molto altro da dire, se non che ci troviamo tra le mani quello che probabilmente sarà il disco technical brutal dell’anno. Gli svedesi non sono ancora al livello degli Obscura, ma hanno classe e personalità da vendere!

  • 9/10

  • SPAWN OF POSSESSION - Incurso

  • Tracklist

    1. Abodement
    2. Where angels go demons follow
    3. Bodiless sleeper
    4. The evangelist
    5. Servitude of souls
    6. Deus avertat
    7. Spiritual deception
    8. No light spared
    9. Apparition


  • Lineup

    Erlend Caspersen - basso
    Henrik Schönström - batteria
    Jonas Bryssling - chitarra
    Christian Münzner - chitarra
    Dennis Röndum - voce