La musica è passione; suonare deve essere primariamente un appagamento e il condividere l’idea di ‘band’ deve portare un sentimento d’amicizia profondo e maturo; ma quando ci si approccia al mercato discografico bisogna unire anche un atteggiamento professionale e un’autocritica sincera, perché un passo falso potrebbe distruggere precocemente anche il più minuto dei sogni.
Gli Speaking The Kings hanno capito subito la differenza tra ‘band’ e ‘Band’; “Carousel” è il loro debut su vasta scala, dato che esce per l’etichetta metal per eccellenza, e porta un messaggio davvero fresco e impattante; il metalcore del quartetto americano si plasma su un metal moderno caratterizzato da una forte verve melodica, specialmente nelle ambivalenti vocals e negli arrangiamenti sottostanti. La vera croce e delizia di queste dieci canzoni si trova nella scanzonata passione per il punk/rock californiano di metà anni 90, particolare che a molti true metalcorers potrebbe far storcere il naso.
La produzione è professionale e dedicata alla presa diretta delle armonie vocali; i suoni sono freddi e pungenti, in netta contrapposizione con l’atmosfera calda della produzione, mentre le performance portano in auge un quartetto giovane ma dalle idee già chiare e convincenti. Il mixing, ben soppesato, riesce a coccolare l’ascoltatore mentre il mastering permette di assestare un colpo mortale alla base del collo.
E se “Breathe” vi apparirà troppo easy e scialba permettete a “Choke”, “Liar Liar” e “City Lights” di permearvi le orecchie e di lasciarvi attoniti; “Caught In The Middle”, “Shipwrecked” e “The Way” vi traghetteranno attraverso le ultime tre decadi rock/metal, capacitandosi di un songwriting ancora innocente e candido ma anche di un background esteso e ben assimilato.
Date una possibilità a “Carousel” perché vi darà molte soddisfazioni; un disco da ascoltare ripetutamente che potrebbe affascinare anche i padiglioni auricolari dei non adepti del genere in questione. Antipasto invitante che si spera (de)generi in un pasto appagante.