Una grinta davvero notevole quella che contraddistingue i romani The Forgotten Prisoners, elemento chiave del loro primo album “Circadian Descent“. Il Progressive proposto dal quartetto capitolino passa dal più classico prog metal ad un ispirato prog rock che in molti passaggi stupisce per eleganza e delicatezza.
L’album è autoprodotto e la qualità è più che buona, sintomo di una particolare cura verso i dettagli che non può che costituire un ottimo biglietto da visita per le etichette che si interesseranno sicuramente alla band.
“The Dusk of Sorrow” è un’ottima opener, ma è “Lost in Darkness” che fa capire veramente il carattere di questo gruppo, con una struttura molto elaborata e melodie ricercate, perfetto connubio tra il prog di scuola Dream Theater e le realtà più vicine alla corrente prog rock italiana degli anni ’70.
“The Incredible Tide” convince anche sulle doti vocali di Arcos, che modula una prova molto personale ed intensa, così come nella bella “Same Old Story“. Stupiscono piacevolmente l’asimmetria di “Ash In The Dust” e la forza di “The Passage“, mentre il soffio leggero di “Faith In The Dawn” conclude questo lavoro riportando l’ascoltatore sui concetti chiave del concept sulla natura umana e sul circolo vizioso che spinge l’uomo a costringersi nelle categorie rigide della società, imprigionandosi inesorabilmente.
Ottimo esordio quindi per i The Forgotten Prisoners, che confezionano un prodotto con molte luci e pochissime ombre, degno davvero di attenzione. La carta vincente di tutto il lavoro sembra essere un gusto lineare e semplice, che non cade mai in barocchismi; vediamo in quale direzione viaggeranno, ma i mezzi ci sono e possono portare il gruppo davvero lontano.