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THE GREAT OLD ONES – Al Azif

Ultimamente la scena post-black metal, o avantgarde che dir si voglia, ha prodotto capolavori di caratura tale che al cospetto di album “semplicemente” buoni si tende un po’ a storcere il naso. Il primo ascolto di Al Azif, ultima fatica dei The Great Old Ones, non regala infatti emozioni particolari, in quanto mancano colpi di genio ed innvazioni che invece molti colleghi del settore hanno recentemente sperimentato. I francesi (ebbene sì,  lo sono anche loro!) puntano invece molto di più su una certa linearità e una sicurezza di strutture ormai rodate per riuscire a trasmettere il loro messaggio. Gli ingredienti sono ormai quelli conosciuti ai cultori del genere, ovvero sfuriate black metal, a tratti di una ferocia veramente impressionante, alternate o addirittura abbinate a momenti più riflessivi, dove i tempi si fanno più dilatati e le atmosfere apparentemente eteree e sognanti. I TGOO però, a differenza dei connazionali Alcest giusto per fare il nome più celebre, non si rifugiano mai dalle parti della shoegaze, optando quindi per lo screaming come unica soluzione vocale ed abbracciando scelte decisamente più estreme per quando riguarda i momenti più pacati, quelli in cui si respira al meglio l’atmosfera che permea l’album. Non si parla infatti di viaggi dell’anima o frivolezze assortite qua, ma di miti lovecraftiani, quindi Chtulu e compagnia bella necessitano per forza di cose un accompagnamento musicale che renda loro un malsano tributo. Dopo due brani di apertura abbastanza canonici, Al Azif comincia a mostrare le sue vere potenzialità con “Jonas”, brano più lungo rispetto ai precedenti (si comincia a viaggiare sui dieci minuti) e molto articolato, in cui alle consute accellerazioni black vengono affiancate parti molto vicine al doom ed al post-rock più straziante. La successiva “Rue d’Auseil” è invece il brano che tocca vette di lirismo molto alte, grazie ad un introduzione tutta arpeggi di chitarra e violini ed un’aria generale che si potrebbe quasi definire romantica se non fosse per le sferzate gelide della voce. Notevole anche la conclusiva “My love for the stars”, ennesimo esempio della bravura dei francesi nell’accostare momenti di grande atmosfera ad improvvise accellerazioni cariche di tensione emotiva.

Tirando un po’ le somme i TGOO hanno realizzato un buon disco, che si riesce ad apprezzare bene dopo ripetuti ascolti che permettono di coglierne al pieno l’atmosfera, anche se una certa carenza di fantasia e una conseguente eterogeneità globale fanno sì che Al Azif non rientri tra le pietre miliari del genere. Chi vive di pane e black metal d’avanguardia apprezzerà di sicuro parecchio, ma chi invece si avvicina a questi suoni solo raramente troverà questo album abbastanza convenzionale, anche se ben fatto e suonato.

  • 7/10

  • THE GREAT OLD ONES - Al Azif

  • Tracklist
    1. Al Azif
    2. Visions of R'lyeh
    3. Jonas
    4. Rue d'Auseil
    5. The truth
    6. My love for the stars (Chtulu Fhtagn)

  • Lineup
    Sébastien Lalanne. basso
    Léo Isnard. batteria
    Xavier Godart. chitarra
    Jeff Grimal. chitarra, voce
    Benjamin Guerry. chitarra, voce