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THE SKULL – The Endless Road Turns Dark

Io l’ho cercato, il modo di raccontare questo disco senza tirare in ballo paragoni con un’esperienza tanto illustre, e per forza di cose ingombrante, come quella dei Trouble. L’ho ascoltato decine di volte. Iniziavo a scriverne solo per poi cancellare, in un loop senza uscita. Via, arrendiamoci. Non è una questione di carattere musicale, anzi: da quel punto di vista il cordone ombelicale è ormai sparito, o forse non c’è mai stato. Quello che tradisce una forte continuità è lo spirito. In fondo abbiamo a che fare con Eric Wagner. Le sue interpretazioni ai limiti dello sciamanico sono sempre lì, la voce disciplinata, ora rassicurante, ora commovente, ormai priva degli acuti selvaggi che imperversavano in ‘Psalm 9’ ma non del suo alone mistico. Molto più agevole, per suo tramite, scoprire progressivamente la nuova creatura e salutare affettuosamente il passato.

 

E in effetti, dicevamo, di distanza continuano a metterne, i The Skull. La sensazione è quella di una regressione temporale che talvolta ci porta, se mi passate l’accostamento, nei territori che erano tanto cari ai primi Black Sabbath o ai Saint Vitus, per un risultato d’eccezione. Rispetto all’album di debutto ci sono meno divagazioni, meno concessioni alla lisergia. Un costrutto più definito e corazzato, con meno ornamenti, ma imponente. I suoni si ispessiscono ulteriormente, le atmosfere si fanno più pesanti, plumbee, i ritmi squadrati come blocchi di marmo.

 

Per un disco tanto omogeneo non sembrerebbe necessario una descrizione track-by-track, eppure ogni pezzo conserva la sua peculiarità. Gli highlight? Quanto meno doveroso citare la partenza affidata alla title-track: poderosa, procede con cadenza marziale, pesante come un maglio. ‘Breathing Underwater’, unico pezzo a firma di Rob Wrong, è uno dei vertici assoluti dell’album: il pezzo parte in modo inquietante e si avvolge su se stesso come una spirale, le chitarre di Wrong e Keller creano un vero senso di vertigine, Eric Wagner ci accompagna per mano fin negli abissi. ‘The longing’, già uscita sull’EP omonimo del 2016, alza il ritmo, ed è irresistibile. ‘Thy Will be done’ chiude il disco come è iniziato, riprendendo il motivo e le evocazioni della title-track, per un risultato di assoluta inquietudine. Il doom abita qui, gli altri se ne facciano una ragione.

 

Tanto cupo, tanto greve. Eppure premo per l’ennesima volta il tasto ‘play’. E mentre chitarra e batteria ti inchiodano implacabilmente ad un buio così pesto da sembrare palpabile, mi immagino i proclami di chi rimpiange i Trouble della prima ora. Li lascio fare. Io, umilmente, rendo grazie per potermi godere due grandissime band invece di una sola.

  • 8/10

  • THE SKULL - The Endless Road Turns Dark

  • Tracklist

    01. The Endless Road Turns Dark

    02. Ravenswood

    03. Breathing Underwater

    04. The Longing

    05. From Myself Depart

    06. As The Sun Draws Near

    07. All That Remains (Is True)

    08. Thy Will Be Done


  • Lineup

    Eric Wagner - Voce

    Lothar Keller - Chitarre

    Rob Wrong - Chitarre

    Ron Holzner - Basso

    Brian Dixon - Batteria