Per ascoltare certi dischi bisogna necessariamente liberare il cervello da ogni pensiero, il cuore da ogni emozione e l’essere umano da ogni vestito; altrimenti il rischio è di considerare pacchiano, inutile, scontato o eccessivamente ‘fronzolante’ qualcosa che in sé racchiude un’eccentrica dose di verve.
Ad ogni uscita dei Threshold, si sa, che c’è molto da imparare e da ascoltare; un lustro è scivolato via dal precedente “Dead Reckoning”, passando attraverso momenti magici (vedi il tour con Dream Theater e Pain Of Salvation) e vere tragedie (la morte dell’ex vocalist e amico Andrew McDermott), e questo “March Of Progress” era atteso più che mai da fans (e non solo) nella speranza che l’integrità del sestetto non si fosse intaccato. Miracolo riuscito, come sempre, vista la qualità suprema delle dieci songs qui presentate.
Il songwriting fa ennesimamente un passo avanti verso lidi inesplorati, portando la band a sperimentare molto in campo ‘vocale’ (Damian Wilson supera se stesso, sia sulle lead che sulle backing vocals) ma offrendo di base un banchetto prog/metal affascinante ma sempre con un fine preciso (la musicalità); le performance sono ultraprofessionali e perfette, così come gli arrangiamenti denotano un preciso lavoro di preproduzione; la produzione è ragguardevole, intensa e mielosa, mentre mixing e mastering servono a mettere in tavola un piatto senza alcuna scalfitura.
Da “Ashes” (brano da grande ‘presa’, specie dal vivo) ai dieci minuti abbondanti di “Rubicon” (la più ‘epica’ del contesto), passiamo attraverso i capolavori “Staring At The Sun” (che cori!) e “Colophon” (grande lavoro di chitarre e tastiera). ” Return Of The Thought Police” e “The Others” mostrano il lato più ‘oscuro’ dei Threshold mentre un applauso a parte lo merita “Don’t Look Down” (la più accessibile del platter) e le sue strutture più ‘easy’ (si fa per dire).
Ennesimo capolavoro del 6-piece inglese, ancora una volta veri maestri del genere (e ancora una volta subissati da ‘altri’ act più blasonati, a torto). Un disco che piacerà sempre di più ad ogni ascolto, un must del progressive metal moderno, capace di mettere d’accordo sia i progster più incalliti sia gli amanti delle melodie. Eccezionali.