Nell’ambiente musicale esistono due tipologie di musica: quella che funziona e quella che non funziona; ci si può nascondere dietro mille scuse, vedesi i budget sempre più risicati o il ‘genere’ che non tutti riescono a capire, ma se una band ha valore sotto ogni punto di analisi allora è destinata ad ottenere il giusto e meritato responso…
I To The Rats And Wolves tutto sommato funzionano, anche se non al 100%…nati nel 2012 e con un discreto debut alle spalle (“Neverland” – 2015), i sei personaggi di Essen plasmano la proposta sonora a cavallo tra metalcore e deathcore, infarcendo di parti elettroniche e cantati puliti qua e là con risultati non sempre incoraggianti. L’idea di unire la cruda brutalità del genere in questione con la ruffianeria di parti più ‘easy-listening’, pur non essendo una novità, mette sul piatto la voglia di Stanni e soci di trovare una personalità riconoscibile; tuttavia è innegabile che il processo di maturazione necessiti di molto tempo ancora.
La produzione all’avanguardia non fa altro che accentuare le lacune di un songwriting che non ha ben chiaro la direzione da seguire; i suoni sono freddi e taglienti come lame e le performance mettono in mostra un act coeso dalle capacità più che elogiabili, anche se il lavoro grosso se lo smazza il mastering pompando rabbia ed energia anche dove non vi sarebbe il caso.
“Dethroned” ha lo svantaggio di possedere trama sottile e scarsa diversificazione…brani come “The Game” o “Dethroned” possono contare su un buon impatto di base mentre altri capitoli come “The Abyss” o “Outbreak” mettono in mostra gli artigli e il carattere devastante del sestetto crucco. Tutto il resto si perde via in un oceano core-ggiante dove ogni onda appare fin troppo simile alle altre, particolare che scoraggia già al secondo ascolto.
Niente di male, i To The Rats And Wolves sono giovani e possono prendere tutto il tempo che vogliono per scalare la vetta…il consiglio è di non aver fretta e di non sfinirsi nel tentativo di fare un disco all’anno, perché potrebbe rivelarsi come una sorta di autocondanna.