Quando un disco ti prende, ti prende. Non ci sono ragioni! Ad essere fortemente masochisti, si cerca sempre di trovare un difetto o qualche idea ‘presa in prestito’ da altre fonti, ma se nel contesto vive, respira, fortifica e fa risplendere il risultato finale, vuol dire che il capolavoro è riuscito!
Ascolto questo disco da mesi e solo ora mi sono deciso a recensirlo; i Touchstone, per chi non li conoscesse, sono attivi dal 2003 e hanno alle loro spalle un EP, tre full lenght e un live (tutti, tra l’altro, elogiati da pubblico e critica in maniera egregia). Lo stile (termine che prediligo a ‘genere’) preso in mano dal quintetto inglese è un elegante progressive rock che sfocia raramente nel metal (in verità, solo certi suoni di chitarra), al quale vengono ruffianamente aggiunte ‘scelte’ più popeggianti per rendere il tutto più accessibile a chi li prende in considerazione.
“The City Sleeps” è un’opera vasta che profuma di ispirazione e tanta passione; i suoni sono rotondi e fissi, così come l’abbondanza di arrangiamenti mette in luce un’esperienza invidiabile nel rifinire le proprie idee. Le performance sono incredibili, avvolgenti anche nelle parti più semplici e melodiche, mentre i duetti di voce di Kim e Rob rimangono il fiore all’occhiello, riuscendo ad essere tutt’altro che intuibili ma senza snaturare le songs.
Citare esempi o fare il song by song è un’attività che in questo caso non mi permetto di fare, essendo difficile non entrare nel sindacabile giudizio personale. potete considerare le dieci tracce come un viaggio senza meta, dove il progeggiare della band è il mezzo e l’attenzione alle strutture rappresenta la via.
Una sorpresa continua, ad ogni ascolto; i Touchstone volano e sanno far volare, il che a mio parere, vuol dire aver fatto centro!