All’indomani di internet iniziarono a girare una serie di jpeg che contemplavano messaggi zen dal chiaro scopo psico-terapeutico…quelli della serie ‘se pensi di non farcela più, ripensa a tutta la strada che hai percorso’ per capirci…per chi era adolescente poco prima della ‘rivoluzione Microsoft’, questi concetti erano semplicemente frasi da leggere nelle giornate no, ma vederle abbinate a foto vere e proprie rendevano in modo diverso…
Musicalmente parlando, il nuovo disco degli UDO è la stessa cosa…un chiaro messaggio dove il plurisessantenne vocalist ci permette di verificare il suo status. Dopo un disco come “Rev-Raptor” che ha riportato gli UDO a un livello maggiore di notorietà, nella casa del combo tedesco sono successe un paio di cosette: lo storico chitarrista/produttore Stefan Kauffman ha chiuso (amichevolemente) dalla band, mettendo fine a più di vent’anni di carriera condivisa con il piccolo singer; l’altra, altrettanto importante, ha visto l’uscita dell’ascia Igor Gianola rendendo quindi completamente vacante la sezione ‘sei corde’ della band…ma quello che poteva essere un problema è diventato uno stimolante: il buon Udo scrive quattordici songs potenti assieme al fido Fitty Wienhold e assolda Andrey Sminov per registrar tutte le chitarre…infine, all’alba del tour, viene annunciato Kasperi Heikkinen come nuova ascia, a completare una formazione potentissima.
La produzione di “Steelhammer”, affidata questa volta a Micheal Wagener, è solida e rocciosa come il metal comanda…i suoni sono caldi e taglienti, il mixing è bilanciato mentre il mastering porta in pompa magna la forza animalesca del quintetto. Il songwriting rimane heavy metal al 100%, ma si permette delle digressioni nell’hard rock più famelico e in qualche trovata più commerciale…le performance sono live all’inverosimile ma al tempo stesso precise e affidabili, dove il lavoro di Francesco Jovino è reso ancora più invidiabile dal suono più ‘grosso’ che il suo strumento abbia mai avuto negli UDO.
La forza di “Steelhammer” esce sotto ogni punto di vista…dalla titletrack opener che spazza via qualsiasi cosa grazie al tiro, passando attraverso il singolone “Basta Ya” o il lentazzo “Heavy Rain”, la sensazione è di essere al cospetto di una band che non ha avuto paura a rinverdire il proprio sound…altri esempi come la anthemica “A Cry Of The Nation” o le più selvagge “Devil’s Bite” e “Deathride” si apprezzano per gli arrangiamenti curati e per la verve impattante nell’esecuzione.
Un ritorno di gran gusto, di un artista che nel corso della propria carriera è riuscito a rendere l’heavy metal un genere dai mille risvolti…”Steelhammer” non sarà il capolavoro degli UDO, tuttavia è l’ennesimo esempio che finchè non c’è vita c’è possibilità di stupire.