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URIAH HEEP – Living the Dream

Nuovo disco per gli Uriah Heep, e senza girarci troppo intorno è un colpo da maestri.

Archiviate le preoccupazioni per i problemi di salute di Bernie Shaw che costrinsero ad annullare il tour di inizio 2017 i nostri si affidano alla guida di Jay Ruston (produttore di Europe, Saxon, Stone Sour e via dicendo) e realizzano un album diretto, quasi sfrontato, in cui le aperture e le variazioni tipicamente ‘Heep’ vengono centellinate e compresse in soluzioni ben più dure di quanto ci aspettassimo.

Un suono fresco, un lavoro più essenziale rispetto al precedente ‘Outsider’, forse con un pizzico di inventiva in meno, ma sempre con la capacità di cambiare ritmo e registro nello stesso pezzo con una fluidità disarmante. 

‘Grazed By Heaven’ mette subito le cose in chiaro: partenza a razzo, Gilbrook da dietro le pelli fa saltare in aria il sismografo (la sua prestazione sarà determinante lungo tutto il disco), una serie di stop and go da infarto su cui la voce di Shaw, sempre splendidamente a metà strada tra Biff Byford e Ian Gillan dei tempi che furono, ricama un vero canto di battaglia. Segue la title-track, un mid-tempo strisciante, che avanza oscuro e minaccioso nella strofa per poi aprirsi solennemente nel ritornello. ‘Take away my soul’ è trascinante, anthemica, la chitarra di Box si scatena in un finale che cresce a dismisura grazie alla ritmica forsennata di Rimmer e Gilbrook. ‘Knocking At My Door’ è una cavalcata di mestiere, ma impreziosita dal pedale di Gilbrook e dalle solite aperture melodiche centrali, e che ci prepara alla vera gemma dell’album.

‘Rocks In The Road’. Buona parte dell’universo sonoro degli Heep è qui: cadenzata, ariosa, parte in modo spensierato e solare, attraversa un intermezzo più malinconico e poi decolla grazie alle tastiere di un Lanzon mattatore assoluto, che sul basso pulsante di Rimmer stratifica progressivamente il pezzo dilatandolo in modo maestoso e sfociando in un’accelerazione finale su cui Box piazza il colpo di coda. Capolavoro.

Non finiamo di ringraziare per tanta manna, ed ecco il regalo che non ti aspetti: gli accordi iniziali di ‘Waters Flowin” ci rimandano nell’atmosfera fatata dell’immortale ‘The Wizard’, un cantato sofferto, cori mozzafiato, un bridge struggente ed evocativo, le lacrime sono dietro l’angolo. 

Ci risveglia bruscamente quello che forse è l’unico passo falso del disco. ‘It’s All Been Said’ non è certo suonata male (e ci mancherebbe…) ma sembra un insieme di idee cucite insieme in modo affrettato e poco omogeneo. Peccato. Quasi a volersi scusare, lo shuffle di ‘Goodbye To Innocence’ rialza immediatamente il tiro e rasentiamo il testacoda. ‘Falling Under Your Spell’ rischierebbe l’anonimato, ma sui suoi cambi il batterista si esalta, la tiene sospesa sui tamburi, poi la lancia a velocità folle, dirigendola verso ‘Dreams Of Yesteryear’. Degna e pacata conclusione del capitolo, si appoggia sui soliti immensi cori e chiude in modo quasi commovente sulla marcia di Rimmer e Gilbrook.

In sintesi, un album che conferma l’eccellente stato di una formazione ormai perfettamente rodata, che oltre che sulla perfetta alchimia tra Box e Lanzon può contare su una sezione ritmica potente e fantasiosa. Shaw, da parte sua, sempre una garanzia. E tra due anni (perché, come dice Box, 2020 suona meglio di 2019…) arriva l’anniversario. Cinquant’anni e non dimostrarli.

  • 7,5/10

  • URIAH HEEP - Living the Dream

  • Tracklist

    01. Grazed By Heaven
    02. Living The Dream
    03. Take Away My Soul
    04. Knocking At My Door
    05. Rocks In The Road
    06. Waters Flowin’
    07. It’s All Been Said
    08. Goodbye To Innocence
    09. Falling Under Your Spell
    10. Dreams Of Yesteryear


  • Lineup

    Mick Box - guitar, vocals
    Bernie Shaw - lead vocals
    Phil Lanzon - keyboards, vocals
    Russell Gilbrook - drums, vocals
    Davey Rimmer - Bass