Anni fa, alla comparsa del fenomeno grunge a livello mondiale, una parte della mia generazione si imbattè in alcune uscite che cambiarono la loro vita; mentre tutti erano alla ricerca del sound sporco tipico seattleliano, una stretta falange rimase allibita da alcuni lavori gothic/doom che emanavano sinistre magie e trattavano dell’oscurità con acume e spietata sapienza.
Ad ascoltare i Valkiria i miei anni si sono magicamente riproiettati all’inverso, di quasi due decadi. Il duo potentino, qui alla sua quarta uscita discografica, plasma la propria proposta su un gothic/doom sinistro e sulfureo che mette ansia e uno strano senso di soffocamento; sette tracce per una quarantina di minuti sono sufficienti per apprezzare le evoluzioni di un genere che troppo spesso viene sottovalutato o semplicemente tassato come ‘ripetitivo’.
La produzione è volutamente ‘notturna’ e sinistra, votata all’impatto delle atmosfere e della voce maligna di Valkus Valkiria (la copertina del disco vi esemplificherà meglio la mia spiegazione); i suoni sono freddi e glaciali come un inverno passato in una grotta, mentre le performance mirano a esternare l’ambiguità oscura che si crea tra le batterie ossessive e il guitar work…
“Here The Day Comes”, se si guardano i titoli, è un concept basato sulla ‘giornata’. Anche stilisticamente, i momenti più accessibili rispondono ai nomi di “Morning” e “Afternoon” con le loro strutture meno ‘appesantite’, mentre il duo d’apertura “Dawn”/”Sunrise” e il trinomio conclusivo “Sunset”/”Evening”/”Night” sprofondano in un tunner tetro e claustrofobico.
Ci vogliono davvero molte energie per suonare un disco doom metal; ci vuole molta intelligenza per abbellirlo con melodie dark e midtempos. L’apoteosi la si raggiunge quando il suono ‘crea’ immagini nel subconscio. I Valkiria ci sono riusciti e “Here The Day Comes” è un must del genere, tanto da non temere il confronto con gli act stranieri più blasonati. Bravi.