“Conosco la differenza fra me e il mio riflesso, non posso far altro che chiedermi, qual è dei due che ami?”, cantava Amy Lee in “Breathe No More”, un riferimento agli Evanescence non affatto casuale, in quanto la band di Little Rock figura fra le prime influenze dei Van Halst, il gruppo formatosi ad Edmonton, dall’etichetta di band Goth Rock, ma, forse, più precisamente da definirsi Alternative Metal.
Un riflesso delle atmosfere cupe degli Evanescence d’esordio, ma i Van Halst sono molto più: chiaro, quasi impossibile da non riconoscere, il forte richiamo della vocalità di Kami a quella di Maria Brink degli In This Moment, che facilmente si districa fra note leggere e pulite, e possenti growl; presenti, senza riserve, riff tratti dal Classic Rock femminile degli anni ’70, alla Joan Jett.
Emotional si direbbe all’inglese, ricco di pathos, che converge in maniera preminente verso le tre ballads della produzione, “Perfect Storm“, traccia pianistica, dalle linee vocali profonde, di ispirazione gothic, “Denying Eyes“, mid-tempo che si allontana ben poco da “The Fighter” (In This Moment, ndr), e “Ryan’s Song“, un mix delle due precedenti.
Dalle sonorità simil “If You Don’t Mind” (Evanescence, ndr), il primo singolo “Save Me“, è sicuramente un brano esemplificativo della costruzione musicale firmata Van Halst: dal sound scuro e pieno, al growl, all’accenno di motivetto catchy, che rende la traccia adatta a qualsiasi tipo di orecchio.
Un salto all’indietro verso gli anni ’50-’60 con “Plastic Smile” e “Put Him Down“, molto più attuali, verso l’Alternative propriamente definito, “Questions” e “Monster“
Un artwork accattivante, buone le costruzioni musicali, sufficientemente interessanti le linee melodiche, e nota di merito indubbia la particolarissima e versatilissima vocalità: un album che vale la pena ascoltare!