Credo non ci siano molte band oltre ai Vicious Rumors per cui il motto “fedeli alla linea” sia più azzeccato; in oltre trent’anni di carriera, a partire dal primo LP datato 1985, il loro sound non ha subito praticamente nessun cambiamento di rilievo e uno dei motivi, probabilmente quello determinante, è da attribuire sicuramente al fatto che l’unico membro fisso della formazione in tutti questi anni sia stato il fondatore Geoff Thorpe, chitarrista e principale compositore del gruppo; attorno al quale, se si esclude il batterista Larry Howe assente solo per un quinquennio, si è alternata una miriade di componenti che credo non abbia eguali nel panorama musicale, più di una trentina.
Come spesso succede in questi casi i primi anni coincidono anche con il periodo di maggior successo della band, dall’85 al ’94 sfornano i loro migliori lavori ma nel ‘95 con la scomparsa per incidente del loro cantante icona Carl Albert inizia un periodo difficile nel quale hanno più volte rischiato lo scioglimento definitivo; dal 2011, con una serie di lavori convincenti, sembra abbiano ritrovato la strada giusta e la verve dei tempi andati.
Non è mai stato facile inquadrare la loro musica, è un classico metal di Priestiana memoria ma spesso “sporcato” dal thrash della loro area di provenienza, la west coast americana dove in quel periodo regnavano Metallica, Testament ecc.
Arriviamo ora a questo ‘Concussion Protocol’, diciamo subito che rimane in linea con le buone produzioni degli ultimi anni mantenendone le stesse caratteristiche cioè un potente muro di riff super distorti e compressi, brani spesso veloci che sfociano nello speed metal e la quasi mancanza di un qualsivoglia chorus orecchiabile; ecco, a parere di chi scrive questo è forse il principale motivo per il quali i Vicious Rumors non hanno mai raggiunto il grande pubblico; i loro pezzi si fanno fatica a ricordare nonostante la buonissima qualità complessiva.
In questo “Concussion Protocol” possiamo trovare pezzi che fanno della velocità e doppia cassa la loro spina dorsale come la title track, “Chemical Slaves”, “Chasing The Priest”, “1000 Years”e “Every Blessing Is A Course”; dei power mid-tempo come “Victim Of A Digital World”, “Last Of Our Kind”, “Take It Or Leave It”, “Bastards” e “Life For A Life”; e “Circle Of Secrets”, una sorprendente riuscitissima ballad.
In conclusione un buon lavoro che prosegue la strada intrapresa negli ultimi anni e che farà felici i loro followers ma che non credo gli consentirà di emergere più del dovuto.