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FUROR GALLICO – Band

Genere ultimamente molto in voga, il folk metal esprime anche nella nostra penisola band di valore. Tra gli act che meglio si sono fatti notare, spiccano sicuramente i Furor Gallico, il cui primo demo ha colpito favorevolmente anche chi, come il sottoscritto, non stravede per il folk. E’ bello ricredersi e sapere che un gruppo come loro, all’esordio e per ora poco conosciuto, vale cento volte gente come i Korpiklaani e i vari loro epigoni sparsi per il pianeta. Andiamo quindi a conoscere una band che ha molto da dare al metal odierno.

Quando nasce l’idea di dar vita ai Furor Gallico?

I Furor Gallico nascono nel 2007 da un idea di Ste, Becky e della nostra ex bassista, che da sempre appassionati del mondo celtico e, ovviamente, di metal, hanno voluto unire le sonorità, le atmosfere e gli strumenti tradizionali della musica celtica al metal…ed ecco i Furor Gallico! Abbiamo cominciato a comporre dei pezzi ed in poco tempo, la band si è arricchita di nuovi strumenti.. e adesso eccoci qua!

Potresti darci una breve presentazione dei vari componenti del gruppo e dirci da quali background musicali provengono?

Pagan, alla voce principale, ascolta e suona diversi generi, dal rock italiano, al thrash melodico, al black; Ste, alla chitarra, è più sul prog-death metal; Oldhan, l’altro chitarrista, ha suonato e ascolta da sempre Black Metal; Mac al basso ascolta power e folk metal e ha anche suonato con gli Haggard; Laura al violino ascolta metal a 360° e ha suonato con Lifend, Skoll e Folkearth; Becky, all’arpa celtica, ascolta metal e musica celtica e ha suonato con Folkearth, Death Army e FolkStone; Merogaisus suona bouzouki, whistle e cornamuse, è bassista di HeavenFall e Killin Kind e ha diversi progetti personali (Winniler, Mafia Mosh, Desolation Cult); Simo, alla batteria, suona da anni nei Bastard Saints, gruppo brutal.
Come vedi, un background dei più disparati… ma forse è anche questa la nostra particolarità, ognuno dà un contributo diverso!

Cosa vuol dire per voi suonare folk metal?

Per noi il folk metal è un connubio perfetto tra la musica folk tradizionale, nel nostro caso di ispirazione celtica, e il metal, un intreccio di riff di chitarra elettrica e melodie di arpa, violino e flauti che “riportano indietro nel tempo”… sia nei testi che nella musica, è anche un modo per riscoprire le nostre radici celtiche in chiave moderna. Per noi la componente “folk” è veramente importante, infatti nella nostra musica diamo molto spazio anche a strumenti “folk” veri, niente tastiere o suoni sintetizzati.

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Avevate in mente fin dall’inizio di mettere insieme così tanti strumenti diversi?

In realtà non siamo partiti col presupposto di avere questa formazione così numerosa, gli altri elementi sono venuti col tempo e, avendoci sorpreso positivamente, abbiamo ritenuto giusto ampliare la line-up per ottenere le sonorità che abbiamo oggi e che riteniamo essere perfette per portare avanti la nostra musica. Da cosa prendono ispirazione le vostre lyrics?

I testi che scriviamo sono tutti ispirati al retaggio celtico dell’Insubria (zona anticamente abitata dalla popolazione celtica degli Insubri, fondatori della città di Milano)… non a caso definiamo la nostra musica “Insubria folk metal”. Ci ispiriamo quindi alla nostra terra, alle leggende celtiche “nostrane” da cui sono nati i testi di “Medhelan”, “Cathubodva” o “La caccia morta”. E poi c’è la nostra cara “Curmisagios”, dove rendiamo omaggio ai mastri birrai che hanno allietato nel tempo le nostre papille gustative e i nostri fegati hahaha (ride, n.d.r.).

Come mai la scelta di cantare sia in inglese che in italiano? Da cosa dipende la scelta di cantare una canzone in una lingua piuttosto che in un’altra?

Un motivo particolare in realtà non c’è, nel senso che questa scelta dipende dal testo in sé e dalla musica sulla quale va collocata la lyric. Un brano combattivo come “Cathubodva” ha un risultato molto più graffiante e d’impatto cantato in lingua inglese, mentre per “La caccia morta” e “Medhelan”, brani particolarmente legati alla nostra terra, è stato naturale scrivere il testo in italiano. Ma la sfida più grande per Pagan è senza dubbio “Curmisagios”, che per avere un tocco più goliardico e consono al significato del testo è addirittura in brianzolo, e il nostro cantante si è dovuto esercitare un po’… (ride, n.d.r.) Andando nei dettagli del demo, cos’è “La Caccia Morta”?

A questa domanda risponde Becky… La caccia morta è una leggenda bergamasca che ho sentito da piccola nelle serate attorno al fuoco sui monti di Bergamo… racconta di una orda diabolica di esseri dannati, condannati a vagare sui monti per l’eternità, colpevoli di non partecipare ai riti cristiani, ma dedicarsi alle più «pagane » attività di caccia ; in realtà la leggenda è ciò che rimane di credenze pagane molto più antiche che il mondo cristiano ha voluto demonizzare.

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Ho apprezzato la buona varietà ritmica del vostro demo: i gruppi folk tedeschi, ad esempio, tendono a essere troppo squadrati, voi cambiate registro ritmico con buona regolarità. Portate sempre molta attenzione a questo aspetto?

Per noi è una cosa spontanea, anche perché ognuno dà contributi diversi ai pezzi…quando in sala prove iniziamo a comporre un nuovo pezzo ci lasciamo spesso trasportare dalla canzone e diamo molto spazio all’ispirazione, così che i brani hanno cadenze e ritmi abbastanza diversi. E poi dipende dalla tematica trattata: il testo di “Curmisagios”, che è un inno agli antichi mastri birrai, ha una struttura ritmica veloce ma abbastanza semplice e ripetitiva, “Cathubodva”, ode all’antica dea della guerra è un pezzo più complesso e intrecciato anche perché racconta di una battaglia.

Come si riesce a integrare strumenti delicati come arpa e violino con la durezza del metal, senza cadere in un uso stereotipato di questi due strumenti?

Sia la violinista che l’arpista ascoltano metal ed è stato per loro naturale abbinare il loro strumento al metal. Le sonorità folk diventano molto potenti con un tappeto di chitarra elettrica e batteria, mentre riff prettamente metal diventano molto più melodici se sono accompagnati dagli strumenti folk. Molti gruppi folk metal come ad esempio gli Eluveitie, separano molto la parte folk dalla parte metal, noi invece cerchiamo di intrecciare e fondere le due parti, proprio per far un uso non scontato degli strumenti folcloristici.

Mi sembra che portiate molta attenzione anche all’aspetto visuale, chi se ne occupa principalmente all’interno della band?

Eh sì, noi suoniamo con kilt e facepainting blu, ispirandoci al modo in cui i Celti affrontavano le battaglie, dipinti di blu e armati del loro “furor gallico”… haha, per noi suonare è un po’ come andar in battaglia! Dovreste venire a vederci, hehe..
Era una scelta proposta dall’ex bassista Mela e subito ben accolta da tutti noi.

Crea problemi essere così in tanti quando suonate dal vivo?

Beh, ovviamente non è come essere in 3 sul palco, ma dai nostri live ne siamo sempre usciti vivi! E’ una cosa alla quale si fa tranquillamente l’abitudine, anche su palchi piccoli! Più che altro ogni volta è una sfida per i fonici rendere al massimo i nostri suoni, avendo così tanti strumenti!

Chi riesce, sia in Italia che all’estero, a incarnare al meglio lo spirito del folk metal?

Questa è una domanda difficile.. il folk metal ha molti spiriti diversi, quello più riflessivo, quello epico, quello guerresco… ci sono molti gruppi che ci piacciono, come i Finntroll, gli Eluveitie, gli Heidevolk, i Manegarm… In Italia il genere sta prendendo piede adesso e tra i gruppi italiani quelli con più carica folk sono i Folkstone, i Lou Quinse e i Vinterblast… Per quanto riguarda noi…dai, se venite a vederci dal vivo vi fate un’idea!

Grazie dell’intervista e volevamo dire un’ultima cosa importante…
Adesso stiamo registrando il nostro primo full lenght con diversi pezzi nuovi e una qualità sonora migliore rispetto alla demo. Sarà pronto a fine primavera, quindi speriamo di risentirci presto e di incontrarvi a un nostro live!!