Semplice e diretto. Questo sembra essere il verbo seguito dai varesini Black List, band nata da poco più di un anno da un’idea di Lindar (batterista) e Andrij (Chitarra e voce) e che si presenta con il primo demo autoprodotto che porta il nome di “Do Not Try This At Home”.
Il genere affrontato dal quartetto è un heavythrash metal che mette le radici sia negli anni 80 che nel nuovo millennio, caratterizzato da ritmiche serrate, cori diretti e urlati a squarciagola e una dose di assoli mica da ridere. Dall’ascolto delle sette tracce traspare che i Black List sono una band espressamente live e poco abituata all’attività da studio, pecca che fa scendere di uno scalino la valutazione di questo lavoro; e “Do Not Try This At Home” soffre irrimediabilmente di due pecche rilevanti: in primis, suoni e mixaggio sono stati seguiti con scarsa cura, e specie chi li ha coaudiuvati al mixer dovrebbe cambiare mestiere perché, purchè si tratti di un demo, la qualità audio è un ottimo biglietto da visita per le band che vogliono uscire dall’anonimato…secondo punto è la creatività di Lindar dietro alle pelli che, pur sciorinando una performance di tutto rispetto, risulta ripetitiva e a tratti poco arrangiata.
Parlando di songs, beh, come non citare l’iniziale “Execution”, vera doccia di metallo rovente urlato e suonato con sudore e sangue; gradevoli anche “Rebirth” e “Going Under” che uccidono con il loro groove assassino e i riff ‘spericolati’, anche se i veri capolavori sono la micidiale “No Compromise”, dove thrash nuovo e vecchio trovano il miglior connubio e “Bring The War”, song variegata che passa dall’heavy al thrash fino a ‘doomeggiare’ nel finale, e dove compare una piccola vena di epicità nel songwriting. “Trust” scivola via senza infamia e senza lode, mentre mi sento di bocciare “Die Motherfucker!”, senz’altro di grande impatto on stage ma piuttosto scontata su cd.
In conclusione, la band di Andrij e soci le carte in mano le ha: le chitarre e il basso sono tecnicamente capaci di grandi cose, sia in creatività che in performance, ma va ricercata ancora un po’ di originalità (visto il punto di partenza interessante, i risultati saranno certamente degni di nota) e prima di tutto l’accuratezza e la precisione, specie nelle fasi di mixing e suoni. Da ascoltare.