Direttamente dalla loro biografia sul loro sito: “Siamo un gruppo metal della provincia di Ancona. Il tipo di metal che suoniamo (progressive, thrash, epic, melodic, gothic, power, speed, black, new, e chi più ne ha più ne metta!) precisamente non lo sappiamo nemmeno noi perché nei nostri brani ci siamo concentrati soprattutto nel riuscire a comunicare qualcosa senza pensare a che genere far parte o con che etichetta essere catalogati”. Come si può capire la proposta musicale dei marchigiani Nefesh, giunti dopo lunghe peripezie alla loro prima comparsa su disco, è tutt’altro che facile da afferrare.
Partendo da lidi tipicamente Thrash (Pantera su tutti) il quintetto presenta 4 canzoni tutte di durata superiore ai 9 minuti, in cui la voce di Budda spazia da un rabbioso screaming di scuola death-nu metal a passaggi melodici ben interpretati in stile metalcore, senza comunque mai scadere nel plagio.
La musica fornisce un degno sostegno alle parti vocali, ondeggiando tra sfuriate thrashy e momenti più riflessivi (in questi frangenti sono di grande aiuto le tastiere di Igor Stephenbye, forse l’elemento più originale dato il genere proposto) ma mai derivativi o riempitivi.
L’impressione generale dall’ascolto di ciascuna canzone è un vortice da cui affiorano ogni vota influenze diverse (a parte forse epic e black, do pienamente ragione alla biografia, con un netto prevalere degli aspetti più cupi e malinconici). La produzione è buona (tenendo conto che si tratta di una demo) e tutti gli strumenti si ritagliano il loro spazio formando un wall of sound compatto e preciso. Unico neo sotto questo punto di vista è il fatto che ogni pezzo ha la stessa “impronta” (in particolare stesso suono di chitarra, basso e batteria) e quindi chi non è avvezzo a canzoni lunghe e strutturate potrebbe trovare i 4 pezzi piuttosto ripetitivi. Va comunque considerato il fatto che problemi del genere sono fisiologici nel caso in cui budget e tempo a disposizione siano scarsi come capita praticamente in tutte le demo.
Menzione d’onore anche per le parti solistiche di Lyuke Melchìsedek, melodiche, piacevoli e soprattutto mai sopra le righe (trattandosi di una band precedentemente dedita esclusivamente a pezzi struentali, la tentazione al virtuosismo era dietro l’angolo).
Notevoli anche gli spunti testuali. In particolare su questa demo i Nefesh si concentrano su cupi temi biblico-cristiani con grande originalità e lontano anni luce dal pessimo gusto di certo christian metal (l’ultima canzone “Son Of Life” in particolare presenta un’alternanza molto riuscita tra cantato in italiano e in inglese).
Il difetto principale riscontrabile in questo “Promo 2006” sta nel fatto che i quattro pezzi in origine erano strumentali, mentre le linee vocali sono state aggiunte dopo l’arrivo in formazione di Budda. Per quanto sia ammirevole lo sforzo di salvare gli sforzi creativi della band, i nodi vengono inesorabilmente in quanto l’assenza di ritornelli veri e propri rende le canzoni poco incisive e un po’ confuse nel loro incedere da un riff all’altro.
Nel complesso una demo molto promettente per il futuro, ricca di spunti interessanti e a suo modo originale. Di sicuro l’ingresso di Budda darà ai prossimi pezzi quel “tiro” che a volte manca nei 42 minuti di questo promo.
Da parte mia consiglio ai Nefesh di sperimentare di più nel costruire i suoni dei singoli strumenti, per il resto attendo con ansia altra musica da questo five-piece perché le premesse per qualcosa di buono ci sono tutte.
Tanti auguri e buon lavoro.
Promo 2006
Promo 2006 -
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