Ecco qui il frutto di una piacevole chiacchierata telefonica con Johan Lindstrand, frontman degli One Man Army and The Undead Quartet, gruppo thrash proveniente dalla fredda Svezia, ad un giorno dalla release del loro nuovo album, Error in Evolution.
Partiamo dalle origini. Gli One Man Army and the Undead Quartet nascono dopo la tua dipartita dai The Crown, band che non ha bisogno di presentazioni. Hai una lunga carriera alle spalle. Cosa ti ha spinto a metterti subito al lavoro con una nuova band?
Beh, sai, non ero molto d’accordo circa lo scioglimento dei The Crown. Mi sarebbe piaciuto poter continuare la mia carriera musicale con loro. Ma gli altri ragazzi volevano dedicarsi a generi differenti e io ero l’unico a voler continuare a produrre musica sulla scia del death metal. Così dopo due mesi ho ripreso a scrivere con l’idea di formare la mia band. Da qui sono nati gli One Man Army and The Un dead Quartet. Ho messo giù i brani per la demo e ora, beh, abbiamo ben due album.
So che all’inizio il tuo progetto doveva essere una “one man band”. Giusto?
Si all’inizio volevo mettere su un progetto solista, ma dopo essermi messo in contatto con Valle Adzic sono stato così felice di averlo con me che ho deciso proseguire con una band vera e propria.
In che modo hai reclutato gli altri membri della band?
Il mio amico Valle, ex-bassista del gruppo, mi aveva parlato di un chitarrista che suonava in una coverband dei Metallica della mia città, Mikael Lagerblad. Così l’ho contattato e mi è subito parso il tipo giusto. Mikael ha registrato i 13 assoli di chitarra presenti sul nostro primo demo: era proprio quello di cui avevamo bisogno! Abbiamo poi messo un annuncio sul nostro sito, dicendo che cercavamo un batterista ed un chitarrista ritmico. Ci hanno contattati in molti, ma avevamo bisogno di persone che fossero della nostra stessa nazione, che potessero partecipare assiduamente alle prove. Così siamo stati chiamati da Pekka Kiviaho, chitarrista con una buona esperienza alle spalle. E’ stato lui stesso a presentarci successivamente il nostro attuale batterista, che all’epoca suonava nei Reclusion.
Oggi un altro ragazzo si è unito alla band, ovvero Robert Axelsson, che ha sostituito Valle. Suonava in un’altra band, i Fraction of Chaos. Ed eccoci qua.
Dicci qualcosa di più circa la scelta del vostro monicker. So che quel nome ti ha tormentato sin dall’inizio del processo di scrittura di 21st killing machine!
Si rappresenta la band. All’inizio, quando mi è venuto in mente, ho pensato che il monicker “one man army” mi calzasse addosso perfettamente. E’ un nome che mi rispecchia parecchio e che andava bene per il mio progetto solista. Quando poi sono arrivati gli altri ragazzi, ho dovuto trovare un nome anche per loro, una sorta di cognome per il gruppo, direi, eheh. E One Man Army and The Undead Quartet è un nome abbastanza cool, perfetto per una rock band. Io sono il frontman e loro la parte ritmica del gruppo.
Ho letto in giro che sei davvero orgoglioso di questo nuovo lavoro. Allora parliamone un po’. L’album si intitola Error in Evolution. Un titolo interessante. Pare quindi che l’umanità abbia sbagliato qualcosa nel suo processo evolutivo…
Si, in tutto l’album si parla degli errori umani, delle cattive abitudini che hanno gli esseri umani: pensa prima di tutto alle guerre, la criminalità che è aumentata giorno dopo giorno, quel che succede in Svezia, le deviazioni sessuali. Il male e gli errori del ‘900 che ci circondano, insomma. I miei testi si ispirano alla vita vera, alle mie riflessioni personali, al mio modo di percepire le cose, ma anche alle mie fantasie.
Such a Sick boy è un brano ispirato alla vita reale ad esempio. Il tema trattato riguarda i massacri scolastici, argomento già visitato da gruppi come Nightwish con the Kynslayer o After Forever con Living Shields , tanto per citarne un paio.
Beh, si. Non mi occupo come sai solo dei testi, ma pure della musica. Traggo ispirazione anche dai film, devo dirti. Ad esempio quando ho scritto Such a sick boy, mi sono ispirato a Elephant di Gus Van Sant. Il film parla di due ragazzi, Alex e Eric e del massacro che questi hanno commesso in una scuola degli Usa, la strage del liceo di Columbine. Mi sono messo dal punto di vista di chi assiste ad un evento di questo tipo, di come possono percepirlo le persone e soprattutto i giovani. Insomma quel film, per me, è stato un invito a scrivere qualcosa a riguardo.
Knights in satan’s service è una sorta di tributo ai Kiss. Giusto?
Si, il titolo del brano è proprio un tributo ai Kiss, gruppo di cui sono fan da anni. Sai la cristianità li accusò di essere servitori di Satana. Usare un titolo come quello mi sembrava abbastanza cool. Ma il contenuto riguarda qualcosa di completamente diverso. Il testo parla dei soldati americani, mandati in missione a sradicare le altre culture. Quindi il titolo è semplicemente un tributo ad una delle mie band preferite.
C’è poi una cover di Alice Cooper, He’s Back (the man behind the mask), brano che mi è piaciuto molto . Questa canzone compare originariamente nella soundtrack di Venerdì 13 parte 6. Sei un fan di Alice Cooper o di Venerdì 13?
Non sono proprio un fan di Alice Cooper, ma come tu hai detto, sono un fan del film. L’ho visto la prima volta che fu proiettato negli Stati Uniti. Come avrai sentito è una grande canzone. Mi è entrata in testa dal primo ascolto. Speravo di farne una cover con i The Crown, ma non è stato possibile. Ora ne ho finalmente avuto la possibilità con gli One Man Army e penso che la canzone rispetti abbastanza il suono heavy dell’originale e che calzi alla perfezione col sound del nostro nuovo album. Nessun altra band l’ha mai usata come cover prima d’ora. Quindi ho pensato che fosse davvero speciale averla nel nostro album. Sono un grande fan di Venerdì 13, per cui per me è semplicemente fantastica.
C’è una piccola chicca in questo brano: ai cori c’è Christian Älvestam degli Scar Simmetry.

So che sei un grande fan dei Metallica, a quando una loro cover?
Durante i primi show con gli One Man Army, nella nostra città natale, abbiamo suonato, nel 2005 un brano dei Metallica, Leper Messiah. Mi piacerebbe davvero inserirla in un album un giorno.
Il vostro precedente lavoro aveva ricevuto delle buone recensioni. Ho notato che in Error in Evolution i brani sono più brevi, più veloci e forse più catchy. Che cosa si devono aspettare i nostri lettori dal vostro nuovo album?
Beh, è come dici. Abbiamo dieci brani su questo album, mentre ne avevamo dodici sul precedente, 40 minuti contro i 60 del primo. Le tracce si rifanno più al metal moderno, con vocalità estreme e variegate ed un suono davvero heavy. Il sound è più moderno, più melodico , più veloce, più catchy. La band ha partecipato maggiormente alla composizione dell’intero lavoro e il risultato è un po’ diverso da 21st killing machine che si avvicina più al metal classico di vecchio stampo.
Siete stati paragonati un po’ agli Slayer, cosa ne pensi?
Onestamente non lo sapevo, ma questo per me è un grande onore! Quando compongo mi rifaccio a quella che è la mia musica, ma ascolto molto thrash metal e sono un fan degli Slayer. Quando scrivi è normale essere influenzato da quello che ascolti e loro per me sono i maggiori esponenti del thrash, potremmo dire i re, per cui, ne sono contento.
Parliamo un po’ dell’artwork, ho visto che lo stile dei due album è abbastanza simile, infatti se n’è occupato lo stesso designer, Anthony Clarkson. C’è un concept dietro?
Si, nel primo album la copertina rappresenta gli One Man Army and The Un dead Quartet. Parlai con gli altri ragazzi di quello che volevo ed eravamo tutti d’accordo. La copertina doveva essere il nostro biglietto da visita, qualcosa che ci raffigurasse a pieno. Chiamammo Anthony e lui ebbe quest’idea carina di mettere appunto il quartetto dei non morti e questo demone guerriero in copertina.
Abbiamo scoperto di avere così qualcosa di speciale da poter usare per i prossimi album, questa è la nostra versione di quel che è successo per gli Iron Maiden. Useremo quindi la bestia e il quartetto dei non morti per raffigurare il nostro gruppo, proprio come puoi vedere nella copertina di Error in Evolution e sai, questo nel metal piace alla gente.
Avete aperto il vostro myspace come tutte le band usano fare adesso. Penso sia un ottimo modo per promuovere i gruppi, condividendo alcuni sample e video. Qual è allora la tua opinione sul filesharing e internet?
Penso sia un’ottima via per promuovere le band. La gente può conoscere nuovi gruppi senza spendere troppi soldi. Puoi quindi avere modo di ascoltare una buona band, senza spendere denaro. Ma credo che se un gruppo ti piace, sia normale voler cercare di supportarlo acquistando il cd originale. Sono d’accordo anche col download dei cd, per questi vale lo stesso discorso. L’heavy metal è un genere che va sostenuto, per cui se vi piace un gruppo, acquistatene anche il cd.
Ho visto che c’è in programma un concerto per il 23 Marzo…
Questo è solo uno show prima del vero tour, sul quale stiamo lavorando. Il concerto si terrà a Gotenburg.
E tra le mete del vostro prossimo tour, sarà inclusa anche l’Italia?
Si si, io spero di si. Amo molto la cultura europea e spero di tornare in Italia dove abbiamo già suonato l’anno scorso.
Qual è il tuo rapporto con i fans? Mary’s Raising The Dead, è una canzone tratta da 21st killing machine che parla dei black/death poser. Pare che i poser non ti piacciano così tanto.
Dipende da quel che si intende per poser. In quel caso, la leggo come un’accezione negativa. Il testo di Mary’s Raising the Dead parla delle persone che dimenticano la musica, è un’accusa a tutto quel che c’è di male nel black e death metal, all’interpretare la nostra musica come qualcosa di maligno, da parte della Chiesa ad esempio, è una riflessione sul black metal. Perché quando vai ad uno show, tu vai lì per ascoltare i tuoi cd metal preferiti, il gruppo che ti piace, con i tuoi amici. Dovresti capire che tu vai lì per la musica, mentre molta gente ci va perché segue il black metal e tutto quello che c’è dietro, in alcuni casi. Ero molto stanco di questi atteggiamenti, in particolar modo un paio di anni fa, ed è da qui che è nato quel brano. Per cui dico ai poser: cercate di essere voi stessi e non scriverò più per voi. Ahahah.
Ho visto che canti anche negli Incapacity. Parlaci un po’ di questa band.
Beh loro avevano già due album all’attivo prima che arrivassi io. Poi Chris, il chitarrista e cantante del gruppo, che è un mio vecchio amico, mi ha chiamato. Lui suona negli Scar Symmetry e Torchbearer. Voleva un altro cantante per gli Incapacity e così mi ha contattato prima della registrazione del loro terzo album. E’ un progetto che racchiude grandi nomi: Mikael Håkansson degli Evergrey, il produttore Robert Ahrling e il batterista dei Torchbearer, Henrik Schönström Abbiamo già le nostre band, questo progetto si limita a fare qualche album e un paio di show, niente di più.
Bene Johan, come ti vedi tra 10 anni?
Spero che diventeremo una band che spacca, con un buon numero di fan a sostenerci. Spero che avremo realizzato un buon numero di album. Beh, probabilmente saremo diventati così bravi che potremo vivere solo per la musica. E magari avremo così tanti soldi da poterci concentrare su altri progetti. Si…probabilmente andrà molto bene…vivremo girando per il mondo, hehe.
Te lo auguro! Chiudi questa intervista come preferisci.
Prima di tutto ti ringrazio per questa piacevole intervista. Poi voglio ringraziare e salutare i nostri fan. Error in Evolution è un album metal e non vi deluderà. Ci sentiamo. Saluti a Tutti!