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Gods Of Metal – 3 Giugno

Guarda QUI la galleria fotografica della giornata!

Anathema

Gli inglesi Anathema, pur trovandosi a suonare in un contesto non proprio adatto alla loro proposta musicale, riescono a dar vita a un concerto comunque molto interessante. Merita una menzione particolare “Natural Disaster”, con alla voce Lee Douglas, capace di un’interpretazione da brivido.
In questo Gods forse gli Anathema sono stati gli unici ad avere qualche problema relativo ai suoni. La qualità della loro esibizione non ne ha però risentito.
Il loro slot conclude con una cover di “Comfortably Numb” dei Pink Floyd.

Symphony X

Ormai sono di casa in Italia, come i colleghi che si esibiranno più tardi in giornata. Personalmente sarà la 5 volta che li vedo suonare ma è sempre uno spettacolo incredibile ogni dannato show. Russel Allen è un’animale da palco e Romeo alla chitarra è sempre garanzia di qualità e professionalità. Nel poco tempo assegnatogli sono riusciti comunque nell’intento di coinvolgere e scaldare il pubblico metallaro presente all’Idroscalo. Pezzi Vecchi come “Inferno”, “Communion And The Oracle”, “Smoke And Mirrors” vengono alternati a nuovi brani, estrapolati direttamente dall’ultimo CD Studio (Planet Lost). I tre nuovi pezzi “Domination”, “Set The World On Fire” e “Serpent’s Kiss” in sede live rendono in maniera strepitosa. Lo show si conclude con l’evergreen “Sea of Lies”, uno dei cavalli battaglia della Band Americana.
Concludendo, si può tranquillamente affermare che lo sporco lavoro di apripista per le band più blasonate è stato eseguito in maniera più che perfetta e che i Sy’X vanno rivisti sicuramente con un maggior tempo a disposizione. Quale occasione migliore se non le 5 date annunciate dai Dream Theater ad Ottobre?

VOTO: 7,5

Dark Tranquillity

Beh in effetti anche i DT ormai sono di casa qui in Italia, ma tutto ciò fa solo piacere. Il Combo Svedese capitanato da Stanne ricalca il suolo italico dopo l’ottima performance all’Evolution dell’anno passato. L’inizio dello show è affidato a due nuove canzoni dell’album “Fiction”, e sono “Terminu” e “The Lesser Faith”. Ottima la resa scenica di tutti i membri del gruppo, Stanne da il 110% fornendo una buonissima prestazione vocale. Le canzoni si susseguono partendo da “The Treason Wall” a “The Wonders At Your Feet”, da “Blind At Heart” all’immortale “Punish My Heaven”. “Final Resistance” e “Focus Shift“ fanno da ponte per arrivare agli ultimi 2 brani proposti dagli scandinavi che sono “The New Build” e “My Negation”. Ottima prova, promossi senza debiti e arrivederci al prossimo show.

VOTO: 8

Dimmu Borgir

Dalla Svezia alla Norvegia. Dal Death Melodico al Black Melodico. Un muro sonoro si infrange sull’idroscalo e tra i presenti. Gli alti e non perfetti suoni rendono tutto un pò impastato. Shagrat, leggermente sovrappeso, e ormai classico Face Painting, ci introduce la Progenie della Grande Apocalisse. Il pubblico non è forse uno dei più caldi della manifestazione, complice anche il tantissimo fango a ridosso del palco. Black Metal intrecciato con sapienti orchestrazioni, voce graffiante alternata alla candida ugola di Vortex, questi sono i Dimmu Borgir. Esattamente come i colleghi precedenti, i norvegesi, alternano vecchie glorie a nuove composizioni prese dall’album “In Sorte Diaboli”. La finale “Mourning Palace”, sancisce la fine delle ostilità tra il pubblico e rilassa momentaneamente gli apparati uditori dei metalheads. Senza infamia e senza lode lo spettacolo offerto dai blacksters scandinavi. Non verrà di certo ricordato come uno dei migliori show, grazie anche al fatto che il sole splendeva e rendeva tutto un po’ surreale. Da rivedere Assolutamente questo autunno assieme ad Amon Amarth ed Hatesphere.

SETLIST: Progenies Of The Great Apocalypse / Vredesbyrd / Sorgens Kammer / Indoctrination / A Succubus In Rapture / The Serpentine Offering / The Chosen Legacy / The Insight & The Catharsis / Spellbound (By The Devil) / Mourning Palace

VOTO: 6,5

Blind Guardian

Dopo averli ammirati e idolatrati lo scorso ottobre in quel di Milano, ritroviamo i Bardi sul palco del Gods (che non calcavano dal 2002). Alte sono le aspettativa e alto il seguito di presenti a supporto della Band. Tutto fa presagire a un concerto memorabile quasi quanto il precedente. Purtroppo così non è. I Guardiani Ciechi, condotti da Hansi Kursch sono la nota dolente della giornata. Dopo l’ormai onnipresente Intro (“War of Wrath”), parte a spron battuto “Into the Storm”. Si capisce subito che Hansi ha qualche debito verso le corde vocali. Completamente in balia della mancanza di voce, non esegue nessun coro, lasciando l’arduo compito al pubblico. Vabè, speriamo che ora si scaldi. “Born In A Mourning Hall”, “Nightfall”, “The Script For My RequiemNei”, “Fly”. Uno, due , tre, quattro e cinque. In nessuna di queste raggiunge le tonalità “raggiunte” su album, ma il problema vero è che nemmeno ci ha provato, SEMPRE e SOLO pubblico. Nei punti in cui deve per forza di cose raggiungere certi standard canori, li trasforma magicalmente in qualcosa di molto vicino allo scream. “Valalla”, “Time Stands Still”, “This Will Never End”. Le canzoni si susseguono, la voce non sembra tornare, o forse dovrei dire arrivare? Nel frattempo durante le pause il buon Hansi si disseta bevendo acqua e un qualche intruglio magico, gia preso anche in ottobre, che evidentemente questa volta non fa effetto.
Suggeriamo di cambiare folletto da cui rifornirsi. La lunghissima seppur bella “And Then There Was Silente indica la direzione del sentiero per giungere alle ultime tre canzoni. Imaginations From the Other Side, The Bard’s Song” e l’Immancabile “Mirror Mirror” chiudono l’esibizione dei tedeschi. Ovviamente “Bard’s song” è cantata all’ottanta percento solo dal pubblico. Niente da dire sugli altri componenti del gruppo. La musica è suonata impeccabilmente, l’unico appunto è sulla presenza scenica praticamente scarsa di tutti.
Andando a concludere, spero sia stata solo una giornata storta per il buon Hansi e che possa far vedere al più presto che sa ancora cantare. Speriamo.

VOTO: 5

Dream Theater

Dopo l’intro strumentale il quintetto Newyorkese sale sul palco sulle note di “Pull Me Under”. Il pubblico dell’idroscalo dimostra di apprezzare la scelta, ma il bello deve ancora venire: al termine del brano James Labrie annuncia che in occasione del quindicesimo compleanno di “Images And Words” la band lo riproporrà interamente. Nemmeno il tempo di metabolizzare la notizia che subito inizia la dolcissima “Another Day”.
Il concerto scorre veloce, sulle note di “Take The Time”, leggermente modificata, e della bellissima “Surrounded” rivisitata nell’intro da Jordan Rudess, che al semplice pianoforte sostituisce una bella orchestrazione. Dal canto suo Petrucci fa cantare la sua chitarra con un morbido assolo. Tutto l’idroscalo canta insieme a James Labrie, che nel finale si lascia andare all’improvvisazione.
Segue poi “Metropolis Part I” della quale si può finalmente apprezzare l’assolo in tapping di John Myung, che utilizza per la prima volta un basso della Music Man.
E’ l’ora di “Under a Glass Moon”, che scorre perfetta fino a un assolo di Portnoy che manda letteralmente in visibilio il pubblico.
“Wait For Sleep” è l’unico pezzo in cui Rudess fa un po’ rimpiangere Kevin Moore. Non per l’esecuzione (che d’altronde è perfetta), ma per la scelta dei suoni di pianoforte, decisamente freddi. Ci pensa il pubblico a riscaldare l’atmosfera, accompagnando in coro James Labrie.

“Learning To Live” vede riapparire Portnoy (che decisamente di calcio ne capisce, anzi no – perdonateci, questa recensione è scritta a quattro mani da un’interista e un milanista) con una maglietta dell’Inter.
Il concerto termina con due encore: “Home” e la grintosa “As I Am”. Due brani che ben si sposano con l’atmosfera del festival.
Mike Portnoy saluta il pubblico promettendo ben cinque show in autunno , notizia che verrà confermata qualche giorno dopo dalla Live.

Heaven and Hell

Per chiudere questa seconda giornata del GoM 2007 gli organizzatori hanno pensato di chiamare forse la band che più di tutte ha inventato l’Heavy Metal, ovvero i Black Sabbath. Sì, proprio loro. Ai meno informati probabilmente il nome Heaven and Hell non ricorda molto, ma essi sono praticamente la storica band inglese nei suoi membri storici ad eccezione di Ozzy Osbourne, ormai stabilmente coinvolto nella sua carriera solista. Ricordiamo la line-up , Ronnie James Dio – voce, Toni Iommi – chitarra, Geezer Butler – basso, Vinnie Appice – batteria. Per i tanti fans e curiosi, più o meno giovani, l’occasione di ascoltare dal vivo una band di cotanta importanza storica è ghiotta…

Alle 21.30 in punto le luci si abbassano e le psichedeliche note di “E5150” ci portano all’opener “Mob Rules”, titletrack dell’omonino album del 1983. L’impatto visivo, oltre a quello musicale è notevole. Vedersi Dio e Iommi proprio lì di fronte….beh, sembra proprio di tornare indietro di ventanni…

Senza mai perdere un filo di grinta e senza mai un passaggio a vuoto, la voce di Dio ci accompagna durante l’intera esibizione. In canzoni cadenzate e ricercate come “The Sign of The Southern Cross”, “Children of the Sea” o “Falling off the Edge of the World”, le sue corde vocali sembrano tirare fuori dal profondo quelle emozioni che personalmente sono valse il prezzo del biglietto. Fra le varie “Voodoo”, “I”, “Computer God” e “Die Young” si arriva fino ai due encores stratosferici: “Heaven And Hell” e “Neon Knights”!
Un’ora e mezza scarsa (forse un po’ pochino) di heavy metal spettacolare, suonato da musicisti che sono la storia, e cantato dal cantante che è il Cantante. Sarebbe stato bello ascoltare anche i vecchi pezzi dei Black Sabbath, rienterpretati da Dio, ma questo è un altro paio di maniche. Ore 23.05, si chiude il sipario su una giornata notevolmente positiva.

Parlando dell’area concerti:
– Buona la qualità dei suoni, il che costituisce un notevole passo in avanti rispetto agli anni passati;
– Pochi WC rispetto all’anno scorso, ma tenuti bene, considerando il fango in quantità enorme;
– Prezzi cibo/acqua ridimensionati, ma ancora altini;
– Ottimo il Tabaccaio interno;
– Buona l’idea del palco Myspace, peccato che per la posizione un po’ troppo defilata;
– Bella l’idea dello stand di Guitar Hero;
– Più larghi di manica nei controlli all’entrata ,a quanto mi è sembrato di vedere. Finalmente hanno capito che le bottiglie di plastica vengono bevuto e non lanciate.

– Decisamente da ladri il parcheggio a 5€.