Come ebbi modo di scrivere poco più di due anni fa, in occasione del loro precedente, e a mio giudizio miglior lavoro, aspetto sempre con impazienza ogni nuova uscita dei Bloodbound; in quanto, nonostante si possano inserire in quella fascia di gruppi che probabilmente non saranno mai tour-headliner o che nei festival suonano spesso al pomeriggio, ascolto sempre con piacere i loro album; detto questo passo subito ad analizzare questo “War OF Dragons”.
Non nego che avere nelle orecchie il loro precedente “Stormborn”, uno dei dischi sempre presenti nella mia playlist, non abbia giovato in quanto il confronto con esso era sempre dietro l’angolo; come è successo in precedenza per tutta la loro discografia anche questa volta hanno cambiato approccio musicale consegnandoci un CD che si discosta dal resto della loro precedente produzione; dal più classico heavy/power di “Nosferatu” al velato prog di “Tabula Rasa”, dal metal anni 80 di “In The Name Of Metal” al roboante “Stormborn” arriviamo dunque a questo “War Of Dragons” che ancora una volta in parte mi stupisce piacevolmente e in parte mi lascia la sensazione che avrebbero potuto dare qualcosa in più. Per WoD questa volta hanno tratto libera ispirazione sia dall’happy metal alla Helloween ma soprattutto dalle atmosfere epic, infarcite di draghi e tastiere, alla Rhapsody; lo dimostra il fatto che l’intera list sia composta da brani molto veloci e simili tra loro come architettura a parte “Fallen Heroes”, un mid-tempo chiaramente influenzato dai Sabaton (con i quali hanno spesso diviso il palco). Dopo una classica intro si apre con “Battle In The Sky” opener d’impatto che come spesso accade è anche scelta come primo singolo/video; si continua con un poker di brani, tra cui la title-track, sempre up-tempo ma che puntano più su armonie e atmosfere leggermente symphonic con chorus più chatchy come “Tears Of A Dragonheart”, “War Of Dragons”, “Silver Wings” e “Stand And Fight”; per la seconda parte del CD si torna al fast con “King Of Swords”, “Guardians At Heaven’s Gate”, “Symphony Santa” e “Starfall” (intervallate da Fallen Heroes); si chiude con “Dragons Are Forever” closer al fulmicotone della migliore tradizione epic-power.
Che dire, anche questa volta i Bloodbound, pur cambiando, hanno saputo confezionare un album di tutto rispetto il cui unico difetto è risultare meno vario del precedente che a mio parere rimane il loro apice; questo “War Of Dragons” è comunque un ottimo prodotto che non vi deluderà mentre io continuo a sperare che i Bloodbound riescano a raggiungere quella notorietà che, per chi scrive, meritano ampiamente.