Credo che nel panorama generale del gothic metal ‘female-fronted’ ci sia molto da tagliare e da lasciar perdere…le idee che finiscono nel piatto sembrano essere sempre le stesse, trite e ritrite allo stesso modo, puntando sullo splendore della voce della cantante di turno o del massiccio uso di orchestrazioni che ‘appannano’ la sostanza di scarso valore…
E poi ci sono gli Edenbridge…band dalla carriera e dal valore inattaccabile che si presenta in questa sede con l’ottavo disco; la band austriaca era arrivata con il precedente “Solitaire” ad ergersi valorosamente e a dimostrare di avere idee di indubbia qualità e, di fatto, le aspettative per questa nuova release era delle più rosee possibili…invece “The Bonding” inabissa nuovamente il combo all’interno dell’oceanica folla appartenente al genere, dimostrando una scarsa attitudine alle variazioni e alla ricerca di un sound personale.
Lanvall e soci avrebbero comunque tutte le carte in regola: ottimi mezzi tecnici, una brava cantante, un’etichetta di indubbio spessore dietro le spalle e un seguito fedele che nel corso degli anni si è sempre allargato…la produzione è efficace e diretta, portante in auge il lato cupo del disco (il ritardo nella pubblicazione è dovuto ad una grave perdita familiare del chitarrista Lanvall), le performance sono precise e studiate, senza nulla lasciato al caso. I suoni sono tipici del genere mentre il mastering picchia nelle orecchie dell’ascoltatore una band di impatto. Ma quando scarseggiano le idee, c’è poco da fare…
E non basta scrivere una suite della portata della titletrack o di infarcire songs come “Mystic River” o “Into A Sea Of Souls” di cori ruffiani per riuscire a far centro. Tutto il platter suona di già ascoltato, con ritmiche ripetitive e pochi sprazzi di vera ‘forza’ (il più delle volte regalati da Sabine dietro al microfono). Un disco che non cattura l’ascoltatore come dovrebbe, che non schiaccia i punti giusti e che passa come acqua sulla pelle in un giorno d’estate. Peccato.