Quando si è giovani l’approccio alla musica è più spontaneo e diretto…ci si diverte, si gode in maniera esagerata di quello che i nostri beniamini estraggono dal cilindro e si accede ad un’atmosfera di amicizia/appagamento da cui non si vorrebbe mai uscire. La forza delle note si propaga all’interno di ognuno scatenando un senso di libertà sconfinato.
Ed è fantastico vedere band che mantengono questo spirito nonostante i componenti abbiano passato le quaranta primavere da un po’ di tempo; i Freedom Call continuano il loro processo creativo dimenticando per strada un po’ della caratura classica dei primi tempi e infarcendo con una visione modernizzata le proprie strutture power metal; il cantato è meno squillante e cazzaro, le parti diventano più intense e pulsanti e ciò che ne guadagna maggiormente è la resa freshy di tutto il contesto, dove anche le pieces da birreria a tarda notte riescono ad avere carattere.
La produzione spinge ad avere a disposizione il massimo dell’energia vitale, particolare che dona a tutto ”Master Of Light” un’anima prettamente live; i suoni sono caldi e puliti come sempre mentre il tiro è modellizzato da una coesione più che eccellente e da performance costruite con intelligenza e carisma, specie di Ramy Ali dietro ai tamburi. Mixing e mastering, infine, concludono la tessitura di una dozzina di songs che colpiscono al plesso solare con inarrestabile foga.
Se ”Metal Is For Everyone” potrà rappresentare una ruffianeria collaudata, sappiate che brani come ”Hammer Of The Gods”, ”Hail The Legend” e ”High Up” sapranno farvi riprendere l’entusiasmo senza troppa fatica; ”A World Beyond” ed ”Emerald Skies” brillano di epicità, mentre in capitoli come ”Kings Rise And Fall” e ”Rock The Nation” ritroverete la verve primitiva dei Freedom Call. A candidarsi come highlights ci pensano la titletrack, ”Cradle Of Angels” e (soprattutto) ”Ghost Ballet”, dove i quattro crucchi riescono ad imprimere con più provante intensità il connubio fra modernità e tradizione.
”Master Of Light” contiene un lavoro di ricerca del proprio ‘io’ musicale tutt’altro che trascurabile; sicuramente non verrà annoverato tra i capolavori di Chris Bay e soci (anche grazie ad un artwork alquanto pacchiano) ma l’innegabile passo avanti in termini di maturazione rimane tangibile anche ai più arcigni detrattori. Gradevoli.