La scena metal moderna andrebbe suddivisa non per generi ma per carattere…o ce n’è o non ce n’è. Fine, stop, saluti, ciao. Per quanto positivi e buonisti si possa essere, ogni singolo fan normodotato ha la capacità di capire quale sia un disco effettivamente avvincente e pulsante, anche se non si è molto affini al genere o se i gusti viaggiano su altri binari.
Il carattere degli Insomnium, alla fine, è uscito prorompente. Attivi da più di tre lustri nel mondo metal oscuro, i quattro finnici hanno saputo effettuare i giusti scalini nel corso della carriera, finendo per plasmare album gustosi e fragranti sfruttando al meglio le proprie capacità…con “Winter’s Gate” il tutto viene riassunto ed evoluto nel modo più genuino possibile, imbastendo un’unica traccia di quaranta minuti che contiene ogni sorta di sottogenere; l’intelligenza espressa nel cavalcare strutture epic/folk, nel percuotere grazie a blast beats e growls e nell’areare gli arrangiamenti grazie a sinfonismi e cori dal sapore aor non è da tutti, specie perché l’attenzione non viene meno in nessuno dei duemilaquattrocento secondi di musica.
La produzione rappresenta il timone sonoro degli Insomnium, capaci di veleggiare come un drakkar nel tempestoso Atlantico senza perdere la rotta; i suoni sono pomposi e profondi, carichi di malinconia e tenebra, mentre le performance ci lanciano in viso una band ‘a tutto tondo’, capace di esprimersi al meglio in ogni situazione…mastering e mixing offrono un raro esempio di compromesso, dove il primo compie il proprio lavoro seguendo le esigenze del secondo (la mano di Dan Swano si sente eccome!).
“Winter’s Gate”, concettualmente parlando, rappresenta un viaggio vichingo verso nuove terre…le lyrics, basate su un romanzo dello stesso Sevänen, godono della fruibilità della musica sottostante riuscendo a creare uno dei rari esempi dove il termine concept è azzeccato. Gli Insomnium sono un esempio da seguire, un connubio tra passione ed evoluzione fatto di compromessi e profonda analisi. Mito.