Definire i Kells una “band rivelazione” risulterebbe, per quanto mi riguarda, piuttosto improprio. Mettiamo le cose in chiaro, le qualità ci sono e i propositi sembrano, spesso, anche più che semplicemente interessanti. Ma pare che queste altisonanti dichiarazioni d’intenti non riescano a trovare sfogo a lavoro compiuto.
Non fa eccezione “Anachromie”, nuovo studio album della band francofona fronteggiata dall’energica Virginie Goncalves che, dopo aver accantonato (seppur non totalmente) l’attitudine symphonic metal dei precedenti album, si è indirizzata verso direzioni maggiormente alternative-oriented, proponendo brani più estremi e veloci, merlettati con quel pizzico di modern gothic metal che non guasta mai nelle produzioni musicali al femminile. Vale la pena fermarsi a disquisire oltre? La produzione in studio risulta impeccabile. Nessuna traccia, neanche minima, di sbavature di qualsivoglia natura. Ed è proprio questo labor limae estremo che costituisce il paradosso dell’intera opera: un disco talmente perfetto da risultare insipido, spudoratamente ruffiano, mainstream come pochi. Neanche i buoni propositi di tracks come “Se Taire” e “L’heure Que Le Temps Va Figer” riescono a centrare l’obbiettivo già abbondantemente schivato dal combo francese.
Senza dubbio, molti daranno felicemente di matto al cospetto di questo album. Io, personalmente, trovo che la Francia sia gravida di realtà decisamente superiori.