Soltanto al primo full-lenght, ma i Koen dimostrano, già dalle prime note della produzione, di non avere nulla da invidiare ai loro idoli: “Colorless“, questo il titolo dell’album di debutto della band del nord Italia, è tutto fuorché banale, insipido, privo di colore.
Nato come mixture di esperienze passate derivanti da progetti post-rock, nu metal e post-hc, il full-lenght si apre con un richiamo inconsapevole (o forse, consapevole!) ai Breaking Benjamin di “The Diary Of Jane”: apparato strumentale d’impatto, melodia accattivante, climax crescente e una vocalità versatile sono gli elementi che più delineano “4_11“, un’opener catchy, ed anche un po’ strategica.
E’, infatti, proprio ai Breaking Benjamin che “Here It Comes“, e più avanti, “Prty Boy“, sembrano rifarsi, collocandosi fra le tracce più leggere e orecchiabili; a partire da “Shame“, invece, le carte sembrano essere mischiate: compare un sound più scuro, Deftones-oriented, e vi è una tendenza manifesta a far prevalere le atmosfere sulla compagine strumentale.
Di questa nuova ambientazione è emblematica “Delicate“, il brano che più di tutti evoca la sua struttura già a partire dal titolo, e che secondo un parere soggettivo (ma non troppo!) risulta essere la traccia migliore dell’album, perfettamente a metà fra le influenze acquisite e lo stile personale della band, che si presenterà nella sua interezza in “Horizons” e “Run“, dove ad emergere sarà una più spiccata teatralità musicale.
Sulla scia di un nuovo percorso Alternative a cui hanno dato il via i Nothing More, i Koen regalano al pubblico una produzione fresca, nuova, ma che sa a sufficienza di già ascoltato, tanto da incuriosire ogni tipo di orecchio. Uno start alla grande!