Finalmente il signor Michael Lee Aday, classe 1947, dopo aver venduto con i due capitoli precedenti qualcosa come 50 milioni di dischi, è tornato in scena e lo a fatto come sempre,a modo suo,con quello stile tremendamente teatrale e unico così difficilmente classificabile, per chi non lo conoscesse potrebbe mischiare in parti uguali un po’ di dell’avventurosità di Spreengsteen,la teatralità di bowie,un po’ delle cose sinfoniche dei queen,e delle parti pianistiche che avrebbero fatto invidia ai savatage giusto per dare delle linee indicative di quello che è il personale universo sonoro della coppia Meat Loaf-Jim Steinman.
Già,Jim steinman,il principale compositore dietro a questo disco c’è ben poco, visto che Meat ha praticamente reinterpretato pezzi già scritti da Jim in passato, e questo a quanto si mormora, è stato possibile solo grazie all’intervento della casa discorgafica che deve aver aperto i cordoni della borsa per tenere buono steinman visto e considerato che quest’ultimo -secondo voci smentite più e più volte nel corso degli anni- avrebbe già scritto il nuovo capitolo della saga già dal 1995 e all’epoca ne fu bloccata l’uscita.
Intanto Meat dedica furbrescamente il suo lavoro all'”amico” Jim e c’è già chi parla di una avvenuta riconciliazione fra i due per lavorare conclusivo Bath out of Hell ma se ci si dimentica di tutti il gossip che c’è dietro,quello che importa è il risultato finale, grazie anche a tutti gli ospiti chiamati a dare il loro contributo,ed è veramente grandioso.
Adesso passiamo quindi alla musica che è poi quello che conta:
The monster is loose parte su binari abbastanza duri rispetto alle cose passate e si sente la mano di Nikki Sixx e la chitarra di Jhon 5, ma siamo nel 2006 e anche Meat deve rinfrescare un po’ la sua proposta (vedasi anche il sound di In the land of the pig e di If it ain’t broke break it).
Sagace la mossa di collaborare con Desmond Child nella stesura dell’altra metà dei pezzi del disco che ha portato alla genesi di diverse song -per altro davvero splendide- sulla falsariga dello stile steimaniano per dare così continuita ed uniformità all’album.
Trattasi delle mega-ballad sinfoniche Blind as a bat e If God could talk con i loro ritornelloni da pelle d’oca,della old-springsteen-oriented Alive e della old-U2-oriented What about love (grazie x i regali Meat!!). Tutti pezzi che assieme ai 2 lenti di Jim hanno un potenziale da hit parade spaventoso senza contare l’altra gemma Cry over me (scritta da Diane Warren).
La mano di Jim si sente eccome nel lentone devastante It’s all coming back to me now (primo singolo dell’album arricchito dalla bellissima voce di Marion Raven) -già portata alla ribalta da Celine Dion- e nella mega ballad The future ain’t what it used to be infarcita di cori gospel che sono il vero fulcro emozionale del brano Bad for good sempre composta da jim ci porta anche lei a correre sull’autostrada con solo il boss saprebbe fare e riconscibile è qui la presenza di Mr. Brian May alla sei corde.
Meat può farci sentire tutto il suo lirismo interpretativo sull’istrionica In the land of the pig, the butcher is king,altro brano che fa parte della produzione teatrale di Steinman.
Dimenticavo che il pezzo è arricchito dal guitar solo di Steve Vai che non passa certo inosservato…
If it ain’t broke break it dopo una intro pesante espolde in un rock funkeggiante degno del migliore James Brown o Glenn Hughes filtrato da intermezzi modernisti.
I nove minuti abbondanti della mini-suite Seize the night sono la summa di quello che è il Steinman-style che parte con un’inizio di organo per poi proseguire con cambio totale di atmosfera in un’andamento pianistico inframezzato da chitarre abbastanza acide e cori di voci bianche (!!) a sostenere una linea melodica sempre curata e ricercata..insomma,qualcosa di geniale…
E’ la conclusiva Cry to heaven,leggera come una carezza,l’ideale colonna sonora su cui scorrono i titoli di coda di questo film in musica che è BOFH-III..
Di certo Meat Loaf l’ha studiata bene,ma la qualità è altissima ed io voglio sperare che sia fatto tutto in buona fede da una dei più grandi artisti del rock mondiale.
Se devo appuntare una critica mi spiace che ci siano due pezzi un po’ simili nell’andamento springsteeniano (vale a dire Bad for good e Alive); una sarebbe stata sufficiente, ma la avventurosa bellezza delle due canzoni in questione (per altro arrangiate in modo assolutamente perfetto) fa comunque dimenticare di cercare il pelo nell’uovo..pardon,nel polpettone di Meat…
Disco quindi raccomandatissimo a chi piace la Musica con la “M” maaiuscola, quella fatta dannatamente bene a prescindere dallo stile musicale.
Ll voto non è 10 solo perchè quello è riservato al primo storico capitolo di BOOH,ma se quello era un capolavoro assoluto,questo ci va molto vicino.