Una band professionale, a livello medio, può essere vista come una ditta a conduzione familiare…il bilanciamento tra la condizione lavorativa e la parte umana deve essere mirato all’ottenimento dei risultati preposti, in cui il valore del compromesso risulta esponenzialmente necessario. La variante sinusoidale della vita non permette analisi grossolane, dovendo soppesare e pianificare ogni singola mossa anche per anni.
I Soilwork sono una di quelle band che ha compiuto il passo ‘successivo’ senza più guardarsi indietro…negli ultimi anni la band di Speed ha messo in cantiere opere di grande valore supportate da una sempre crescente attività live e da una cadenzata quantità di uscite mirate a mantenere viva l’attenzione e a esternare l’ottimo status ritrovato. “Death Resonance” non fa altro che esemplificare la continuazione di questa seconda giovinezza, traducendosi in un reclutamento di b-sides a cui viene aggiunto una coppia di inediti in modo da rendere più succulento il piatto.
La produzione è effervescente e glaciale allo stesso tempo, come sempre nello stile della band svedese; i suoni sono cristallini e appuntiti, resi ancora più impattanti da un mastering azzeccato e da performance sulla cui caratura è inutile spendere parole, mentre spetta al mixing l’ingrato compito di bilanciare le dinamiche di un songwriting mai statico e prolisso.
In attesa di capire come si evolveranno i Soilwork dopo l’uscita di Dirk Verbeuren rimane un piacere riascoltarsi vecchie gemme come “Martyr” o “Sovereign”, songs già conosciute ai più…”These Absent Eyes”, “Resisting The Current”, “Forever Lost In Vain” e “When Sounds Collide” rimangono i brani meglio riusciti di questa compilation, dove trovano un posto anche pieces concreti come “Sweet Demise” e “Killed By Ignition” e dove le neogenite “Helsinki” e “Death Resonance” non sfigurano affatto.
Disco per fans, anche se per la maggior parte rimangono capitoli già usciti in passato…ai Soilwork non manca certo l’ispirazione per creare un disco nuovo, tuttavia questo “Death Resonance” una ragione di vita la possiede eccome.