Prima release per la one-man band australiana Tempestuous Fall di Dis Pater, infaticabile musicista che lo scorso anno si è fatto carico di due full-lenght sotto il nome di Midnight Odissey e The Crevices Below.
Sin dai primi minuti del disco non è affatto difficile rendersi conto di essere davanti a un lavoro di un certo spessore artistico. Gli strumenti a volte fanno quasi impressione per come vengono impiegati, in quanto sembrano “vivi” nel vero senso della parola. Emblematico in questo senso è in particolar modo il suono del violino, che in alcuni passaggi del disco sembra gemere, quasi fosse una creatura vivente, tra le malinconiche e sognanti atmosfere create da Dis. Ad un primo e distratto ascolto ci si mette davvero poco a confonderlo con quella che potrebbe sembrare una voce umana.
Per ricreare le atmosfere sopracitate l’australiano decide di avvalersi di chitarre effettate alla Type O Negative, a un magistrale lavoro di tastiere, e a un’ invidiabile capacità di alternare un growl cupo e profondo con un pulito che ricorda Aaron Stainthorpe dei My Dying Bride.
Ma non sono solo quest’ultimi l’unica influenza riscontrabile nel sound dei Tempestuous Fall. Ben evidenti sono anche i retaggi di “The Silent Enigma” degli Anathema, di “Disintegration” dei Cure e dei nostrani Novembre, tutti reinterpretati in maniera molto personale.
In alcuni momenti Dis sembra voler inoltre giocare con l’ascoltatore regalandogli sì atmosfere distese e sognanti, ma per colpirlo quando meno se lo aspetta con violenti e cadenzati riff di chitarra.
Molto ben riusciti sono anche i momenti in cui voce sporca e pulita duettano in maniera decisamente convincente, come si può ben udire nel finale di “Marble Tears”.
Va inoltre segnalato che nonostante la durata media dei brani si assesti sui 12 minuti, come del resto la tradizione del genere in questione vuole, l’ascolto trascorre piacevolissimo senza mai annoiare. Bellissimo anche l’ artwork del disco, che prende in prestito l’opera “Il Lamento per Icaro” del pittore ottocentesco Herbert James Draper.
“The Stars Would Not Awake You” è un’opera di alti livelli. Musica che ha la capacità di far viaggiare chiunque abbia voglia di ascoltarla, e un esempio di tutto ciò che quest’arte dovrebbe essere: regalare continue emozioni, far dimenticare all’ascoltatore chi è, trasportandolo in mondi inesplorati per tutta la durata del disco. Dedicato a tutti gli amanti della Musica con la m maiuscola.