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FAKE IDOLS – Witness

Tornano sulle scene con il nuovo “Witness” i Fake Idols, band proveniente dal Friuli Venezia Giulia nata dall’unione delle forze di Slowmotion Apocalypse, Jar of Bones e Raintime, apprezzatissima realtà di cui la scena locale sente ancora la mancanza.

Dopo l’ottimo debutto “Fake Idols”, già personalissimo nello stile e nelle sonorità, la band passa da Lifeforce a Scarlet Records per la pubblicazione del secondo capitolo discografico, mantenendo tutti i tratti caratteristici del proprio sound e confermando un’ identità chiara e definita. Non può passare inosservata la vocalità di Claudio Coassin, che se già con i Raintime aveva messo in mostra le proprie doti, con i Fake Idols non fa che confermarsi punto di forza del quintetto; non può passare inosservata la pulizia e la precisione del combo chitarristico guidato da Ivan Odorico e completato da Cristian Tavano, autori di un riffing mai banale e sempre accattivante; non può passare inosservata la sezione ritmica formata da Ivo Boscariol (al basso) ed Enrico Fabris (alle batterie), efficaci e trascinatori.

“Witness” è un disco che scorre bene e non ha una nota fuori posto, a dimostrare che la grande esperienza sviluppata negli anni, un buon lavoro di produzione e la gran dedizione dei cinque sono elementi che pagano e portano a risultati concreti. Ad arricchire il lotto i Fake Idols possono vantare la presenza di Phil Campbell (serve dirlo? Dai Motorhead) nella seconda traccia “Mad Fall” – da cui è anche stato estratto un videoclip promozionale – e dell’onnipresente Davide “Damna” Moras, voce di Elvenking ed Hell in the Club, nella quinta traccia “The City is Burning”.

Malgrado il featuring di rilievo ad impressionare non sono né il singolo “Mad Fall” (comunque un buon brano) né la opener “Out of gear”. Entrambi sono pezzi ben fatti, ben strutturati e con tutte le caratteristiche di rilievo della sonorità della band…molto probabilmente dal vivo avranno un impatto differente, ma in studio mancano di quel mordente o di quella peculiarità in più che invece esce in molti dei rimanenti brani del lotto. Viene quasi da dire che il disco è un crescendo continuo, che parte da un buon livello e va a salire gradualmente. Anche la terza traccia “So Now…” se pur dotata di un ritornello più incisivo non esprime ancora al meglio la potenzialità del gruppo…che inizia a sentirsi in brani come “Sail” o “The City’s Burning”, dove già il riffing di apertura suona moderno, compatto, intrigante…le sfumature vocali risultano più varie, le strutture non lasciano respiro ed i ritornelli bucano le orecchie dell’ascoltatore. Un piccolo intermezzo strumentale con chitarre pulite di circa un minuto divide in due il disco – quasi a voler dare un attimo di respiro – per poi riprendere con “I am a Fake”, altro brano con sonorità moderna ed interessante ed un ritornello azzeccatissimo, di quelli che si cantano quando ancora il primo ascolto non si è concluso…e c’è da dire la verità, per linee melodiche e strutture, qui tornano alla mente i Raintime. 

Di grande impatto è anche l’ottava traccia “Go” (cover dei Chemical Brothers), che in questa versione fa l’occhiolino ad un crossover/alternative nelle strofe e negli arrangiamenti, ritagliandosi la sua peculiarità nella tracklist.

Si torna allo sleasze e ad un sound più classico in “Could you bid me Farewell?”, che vanta però un altro refrain molto melodico che sicuramente si farà cantare a squarciagola in sede live. Non esalta per originalità “Prayers on Fire”, forse il brano con strutture e linee melodiche più “già sentite”, che comunque non risulta assolutamente sgradevole o mal arrangiato. Dopo circa 35 minuti di musica si arriva al brano di chiusura nonché title-track “Witness”, che nell’arco dei suoi 6:40 minuti si distingue da tutto il resto del disco per strutture, riff e linee melodiche, rivelandosi un brano interessante e piacevole, particolare e per nulla banale.

Va fatta una piccolissima nota di demerito non alla band, ma al lavoro di mastering: il disco è molto compresso e sopratutto all’inizio dei brani, all’attacco, si rileva un effetto di bumping (quella sensazione che tutto il suono venga “schiacciato” di colpo).

“Witness” conferma quindi tutte le impressioni positive che i Fake Idols avevano già dato con il loro debut-album. La qualità di tutte le precedenti band dei 5 componenti era indiscussa, sarebbe stato quindi assurdo un regresso in un progetto con così tante carte da giocare. Chiaramente, non si può gridare al miracolo: “Witness” è un lavoro ottimamente sviluppato, con ottimi brani, arrangiamenti accattivanti, tanta qualità e sopratutto personalità. I Fake Idols sono una di quelle band che se sentite alla radio immediatamente si farebbero riconoscere ed identificare.

Non me ne voglia però il quintetto, ma da qui a parlare di un masterpiece o di un disco che resterà nella storia ce ne vuole. Ad ogni modo il lavoro svolto è ottimo, la band è più che consigliata e anzi, la speranza è che la scena internazionale la noti perché se di realtà italiane meritevoli ce ne sono molte, di realtà italiane con così tanta internazionalità ce ne sono pochissime: i Fake Idols sono tra queste.

  • 7,5/10

  • FAKE IDOLS - Witness

  • Tracklist

    01. Out Of Gear

    02. Mad Fall
    03. So Now...
    04. Sail
    05. The City's Burning
    06. Silence
    07. I Am A Fake
    08. Go
    09. Could You Bid Me Farewell?
    10. Prayers On Fire
    11. Witness

  • Lineup

    Claudio Coassin: Vocals

    Ivan Odorico: Guitars
    Cristian Tavano: Guitars
    Ivo Boscariol: Bass
    Enrico Fabris: Drums