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PHOBIC – The Holy Deceiver

Old-school è un termine abusato, troppo diffuso, utilizzato spesso a sproposito da gruppi che imitano volgarmente chi ha formato la conoscenza, e la coscienza, musicale di generazioni di appassionati, per ascriversi meriti che non hanno. I musicisti che dicono di guardare con orgoglio al passato nascondono sovente, dietro alle dichiarazioni di amore per un certo genere, una pochezza concettuale e di idee a cui non basta porre rimedio con bellicose frasi di circostanza: il confronto tra una release nostalgica rilasciata nell’anno 2012 e il suo diretto termine di raffronto anni ’80-’90, almeno per quel che concerne gli stilemi musicali che hanno già oltrepassato la loro fase aurea, va 90 volte su 100 a favore del disco più datato. Poi ci sono le eccezioni, talvolta così eclatanti da farti davvero saltare sulla sedia, guardare sorpreso lo stereo e provare un cocktail di emozioni che associ di norma a mostri sacri venerati dalla notte dei tempi.

I Phobic sono italiani, sono in giro da una vita (1997), non hanno mai avuto troppa fortuna e attenzione ma ora reclamano, rabbiosi e scalcianti, il loro spazio. “The Holy Deceiver” rappresenta quello che il death dovrebbe sempre essere; maligno, insano, spietato, senza speranza  di redenzione, senza luce in fondo al tunnel e assolutamente bestiale. Evoluzioni, alleggerimenti, contaminazioni esterne sono bandite, nessun suffisso può essere aggiunto alla definizione di death metal, che trova nei solchi di questo cd una suprema affermazione di tutte le caratteristiche che hanno reso il genere immortale. Le tracce sono mortalmente compatte, assemblate per uccidere e ridurre in schiavitù chi ascolta. Si parte alla grandissima da un settaggio dei suoni che combina la sporcizia e il lezzo delle produzioni primi anni ’90 con la potenza e il peso assicurato dagli studi di registrazione più moderni, si prosegue con una coesione strumentale da vero mastodonte e una focalizzazione sull’essere il più brutali e distruttori possibili che per tanti rimane negli intenti, e per i Phobic è una realtà inesorabile. La chitarra del veterano TheHARIAN è una motosega in stile primi Entombed, granulosa ed essenziale, scattante e ghigliottinante, la batteria di Hate si distacca dal funambolismo di molti colleghi e si concentra su registri medio-veloci e veloci in cui risalta la pesantezza e l’incalzare dei colpi e una variazione dei tempi mai troppo evidente, ma quel tanto che basta per dare ogni volta nuovo slancio al brano. Poi abbiamo Jericho, e qui andiamo davvero su paragoni da far tremare i polsi, perché l’autorevolezza, la ferocia, il dominio delle sue vocals sono le stesse che hanno trasformato Glen Benton, Dave Vincent e George “Corpsegrinder” Fisher in icone planetarie. Il songwriting riporta al modo di fare death dei primordi, che prescindeva da doti strumentali esageratamente sviluppate (in anni recenti queste hanno anche dilatato l’ego dei musicisti, più che le qualità della musica) e si concentrava sulla creazione di atmosfere tetre, paurose, crudamente blasfeme e orrorifiche. Si respira quell’aria proibita che permeava la prime pubblicazioni di Death, Deicide, Cannibal Corpse e si nota che anche per i Phobic, come per gli appena menzionati dioscuri del genere, per far emergere certe putrescenti sensazioni le canzoni debbano avere un nesso logico che unisca tutte le sezioni in cui si sviluppano, e non limitarsi a semplice spettacolarizzazione della violenza. Definire trascinanti “Necrosanctity”, “Christianized”, “Sunday’s Vomit” è un eufemismo, i Phobic spaccano e avvingono senza dare un attimo di respiro e si candidano a diventare un nome di peso nell’odierna scena estrea. Servirà fortuna e una attività live incessante, ma sarebbe sacrosanto che il verbo promulgato in “The Holy Deceiver” diventasse pane quotidiano per i deathsters italiani e non. Hanno masticato amaro per troppo tempo, ora i Phobic sono tornati per rimanere a lungo protagonisti.

 

  • 8/10

  • PHOBIC - The Holy Deceiver

  • Tracklist
    1.The Holy Deceiver (intro)  
    2.Necrosanctity  
    3.Liar – From the Deepest of His Soul  
    4.Christianized  
    5.Blessed Lust Arrogance (interlude)  
    6.Atrocity by Lies, Dominion of Breeds  
    7.Life?/Death. ‘Till the End  
    8.Sunday’s Vomit  
    9.Followin’ the Light  
    10.Phobic  
    11.The Orison (outro)

  • Lineup
    Vanny Hate - batteria
    Jericho - voce
    TheHARIAN - chitarra
    Gabriel - basso