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At The Gates Of Confusion

Innocenti tocchi di euforia nervosa

Problemi di line up, incomprensioni, divergenze musicali impossibili da colmare. Sono soltanto alcuni dei sintomi che colpiscono i gruppi affetti da una feroce e fuorviante malattia, soprattutto quelli che appartengono al firmamento storico del Verbo Nero: lo scioglimento. Dai mai troppo rimpianti Arcturus ai risorti Emperor fino ad arrivare ai nevralgici Immortal, sembra quasi che nessun Combo della Fiamma Nera sia risparmiato dal virus del prematuro divorzio.
Non furono immuni da questo letale contagio neanche gli emiliani Confusion Gods, che, nati nel 1997 come Black Metal dal gelido parto del batterista Pizzo, si sono sciolti in seguito a diverse epopee. Dopo aver raggiunto il baratro assoluto, i Nostri non gettano la spugna e si ripresentano nuovamente sulle scene decidendo di fare le cose in grande con At The Gates Of Confusion, simbolo nella nuova e feconda era.
Con il novello e marmoreo At The Gates Of Confusion, che vanta una formazione in parte rinnovata, si respira un’ aria nuova. Pur senza allontanarsi da quelle linee guida che fanno del Metallo Oscuro per eccellenza una deliziosa tortura, il Quintetto crea un ibrido tra appunto la virulenza scarlatta del Black, la deleteria energia del Thrash e il magma sonoro del Death plasmando il quid della loro proposta. La melodia però ha un ruolo di quasi inesistente pulviscolo, un flebile segnale avvolto nella nebbia, anche se non mancano cadenze più rilassate. Le liriche irradiano, come da copione, un forte dissenso nei confronti della religione cristiana, considerata dai Nostri ormai sempre più sul viale di un becero e assurdo degrado. Non ci troviamo alla stregua però di Testi assolutamente monocordi: infatti non manca qualche spiraglio inusuale dove gioca un ruolo molto importante il concetto di Morte materiale (Dead Flesh) oppure l’immersione totale in scenari apocalittici ( Towers Of Repugnance). Le sei composizioni sono impreziosite dall’ispida timbrica di Pier, la quale crea un selvaggio sodalizio tra un growling convulso e intrigante ed uno screaming glaciale ed insofferente. Caratteristica che risalta subito è la produzione, quasi amatoriale, anche se ciò sembra essere prodotto apposta per far trovare agevole espressione alle tipiche atmosfere del Black. Ciò potrebbe essere però un’arma a doppio taglio: gli ascoltatori meno esperti potrebbero trovarla di difficile assimilazione, prediligendo una maggiore pulizia e leccatura dei suoni che fa molto trendy.
Però la mezz’ora scarsa del Tomo esibisce un songwriting decisamente abbozzato, gracile e ancora acerbo ed a farne le spese è la limitatezza della fruibilità e della longevità, ancora molto immature. Purtroppo hanno ancora la nomenclatura di dilettanti, anche se, sebbene in dosi minute, riescono a trasmettere una sequela di mortifere perdizioni sensoriali.
I primi veri indizi di ciò vengono dati da At The Gates Of Confusion, suggellata da una sempiterna miscela di spire tumultuose e spumosi umori cadenzati. Però la fusione non colpisce nel segno come dovrebbe, poiché lo spettro dell’ispirazione va scemando. Cala la notte con Ghost che vanta l’etichetta di composizione migliore, grazie ai strabordanti e dilatati momenti acustici, grazie all’effettistica (la pioggia), grazie ai suoi riff entusiasmanti. Un ermetico brivido gelato che riesce ad infondere una colata di oscurità. Dead Flesh inizia addentratosi in territori Doom, per poi continuare con un’infatuazione dell’autorevolezza ermetica dei Dissection. Ma le rosee aspettative non vengono rispettate perché la creatura nulla toglie e nulla aggiunge a tutto ciò che è stato detto sul nichilismo adolescenziale. Towers Of Repugnance ha il compito di rappresentare il massimo grado di furia primigenia del Combo. Una sbornia sconvolgente di mano tipicamente Darkthrioniana, che non dimentica l’affiancamento di ormai consueti spartiti Death, anche se il tutto non è ricco di spunti particolarmente interessanti. Hell In The Cell attira al suo capezzale più di un entusiasmo: una splendente nebulosa intrisa di una vena inquietante, sottolineata da intrecci e bordate chitarrisitiche di ottimo e squisito livello. Fucking Spiritual Priest è lunghissimo (quasi 9 minuti) mid-tempo. Come recita lo stesso dissacrante titolo, la produzione gioca con il concetto di sacralità, anche attraverso l’inserimento di segmenti di una preghiera cristiana. L’Outro è veramente inusuale: si stagliano spezzoni quasi Metalcore, dove anche le modulazioni di Pier si fanno pulite.
Nonostante ciò At The Gates Of Confusion è tutto fuorché infruttuoso: infatti il Combo, grazie anche alla sua perizia tecnica, getta le basi per un ipotetico futuro, avendo già il germe di ciò che serve per affinare la propria musica e compiere il definitivo salto di qualità.

Perché volere è potere.

  • 7,5/10

  • At The Gates Of Confusion -

  • Tracklist

    01. Ash
    02. Venus
    03. Decades (instrumental)
    04. Esther Chose The Water
    05. Mechanical Travel


  • Lineup