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Damned Woman And A Carcass

“My love, do you recall the object which we saw
That fair, sweet, summer morn!”

Charles Baudelaire rientra pienamente nell’etichetta di “Poeta Maledetto” che gli è stata affibbiata. Con il suo essere cantore dell’antinomia tra distruzione (Satana) e aspirazione all’ideale (Dio), presente nel DNA dell’Umanità, con la sua vita sregolata ed eccessiva, con la sua poetica così criptica e ricca di simbolismi, l’Autore francese, a più di 140 anni dalla morte, rimane un fondamentale punto di riferimento per migliaia di persone.
Anche i Dark End sono ispirati dalla sua figura: una scelta figlia della loro infatuazione per gli oscuri ed umbratili panorami da lui sagomati. L’Esemble nasce nel 2005 come idea di Storchi Jorè che, posseduto dallo spirito della creatività, crea 9 brani di Black Metal Sinfonico. Successivamente si aggiungono altri componenti e tutte le esibizioni live ottengono un plebiscito di consensi. Dopo due anni dalla nascita i Nostri arrivano alla pubblicazione del Debut Damned Woman And A Carcass, il quale è un Concept incentrato sulle sue Opere cardine della supremazia più nera (su Spleen e Le Fleurs Du Mal).
La definizione Symphonic Black Metal genera le più assurde associazioni: infatti è impossibile non inquadrare il loro viaggio lisergico come diretto discendente dalle sensazioni orchestrali dei Dimmu Borgir e il furore poetico (ormai perduto direbbero i più cinici) dei Cradle Of Filth, un Duo ormai adagiato sugli allori della sua popolarità devastante. Allo stesso tempo non sarebbe giusto liquidare un Combo così interessante come un’inutile copia a causa del mercato, ormai inflazionato fino all’inverosimile. Infatti ci risucchiano sì in una spirale di Black, ma arricchito da lodevoli ritmiche Death ed addirittura da avvincenti echi di Heavy Metal. Ma soprattutto è sconcertante la personalità dimostrata: allontanandosi dallo stereotipo di Black = only oscure litanie il Gruppo dimostra un gusto melodico atipico, quasi “caldo”, lontano dalle intransigenti folate burrascose che hanno ispirato più di un artista Scandinavo per approdare ad umori cromaticamente carezzevoli, un’inusuale aureola di sole tipicamente made in Italy. Ciò è dovuto anche all’uso ,di gran classe, dei synths, ben bilanciati tra ariose opulenze orchestrali e subdolo stordimento della tranquillità. Conclude questo quadro esemplare la Produzione che, all’occorrenza, permette una fruizione più libera e fluida della dozzina di Affreschi.
12 movenze incantevoli, avulse di significato e pregne di enfasi barocca,che le associa alla propria ebbrezza e ne illumina la totalità. Un metilico ibrido tra pensiero e materia che si schiude con rara maestria.
Fa un’apparizione quasi mitologica Asking For Perfidious Poison , una canonica Intro che presenta come prezioso abbellimento degli archi sintetizzati e delle tastiere orrorifiche. Una Nebulosa che alita sensazioni spettrali. Spetta a Vampire il ruolo di prima traccia vera e propria, dove, già dalle prime note, presenta un Combo in grande spolvero. Ti avvolge quasi senza darti tempo di respirare grazie anche ai suoi minacciosi riffs mitigati da influenze prettamente ottantiane. Sed Non Satiata è un piccolo grande gioiello ed anche uno degli highlight del Platter. Un continuo crescendo di innegabile malinconia, che riecheggia nel cuore di una foresta gremita di strane creature. Le incursioni pianistiche sono portate all’estremo limite di perfezione. Ma è solo con Destruction, duttile composizione da antologia dove riescono ad esprimersi al meglio, si raggiunge zenith assoluto. Un trascendente e commovente mid-tempo dove traspira il loro amore morboso per le fattezze teatrali. In Damned Women la fa da padrone, nel preludio, la chitarra acustica. Nel toccante intermezzo abbiamo una maggiore dose di partiture sinfoniche che conferiscono al tutto un quid di avvolgente mistero. A Carcass cerca di calcare parzialmente le orme dei primi Theatres Des Vapires e sfoggia tinte veementi e forsennate. Produce alla perfezione intricati e impetuosi vortici sonori, che si dipanano incessantemente per tutta la sua durata. De Profundis Calmavi è un composito inno, quasi vicino a canto del crepuscolo, che si attiene ai classi modelli dei Vampiri Inglesi, seguendo quanto fatto dai cinque su Midian. Emerge come olio su acqua una forte componente horror. Obsession è un’incantevole e sofferta parabola dove, dopo un inusuale introduzione dal sapore Arcturusiano, abbiamo un flusso sonoro di serafica trasparenza che lascia spirare l’essenza principale. Un incontro impossibile tra oscurità e chiarore. Terrible Pleasures And Frightful Sweetness è un interludio strumentale, che esibisce cadenze rilassate, e funge quasi da parentesi fra le due parti del tomo. Una tersa e posata lullaby che, grazie ad un assolo di chitarra e frangenti pianistici, crea perlacee girandole come una giornata tipicamente autunnale. The Two Good Sisters genera le più assurde associazioni (chi ha detto gli After Forever di Prison Of Desire?). La sospensione centrale è una piacevole divagazione, nella quale sbucano dal groviglio abbondanti dosi di dissonanze acustiche. The Dancing Serpent esibisce un celestiale e leggiadro modus operandi e si fa ascoltare che è un piacere. Il suo inesorabile incidere è come un viaggio verso l’ignoto nei meandri dell’intimo dell’ascoltatore. Chiude in bellezza Love Will Tears Us Apart, cover dei Joy Division. Un’esplosione stravagante di toccanti inserti di violino e di sensazioni acquatiche e solari che si avvicina ad una mattina luminosa d’inverno in montagna, persa tra i boschi.

Damned Woman And A Carcass è la prova tangibile delle ottime potenzialità e dell’eleganza delle soluzioni adottate dal Sestetto. Ora possono armeggiare a piene mani con i Padri della stessa categoria. Forse, in un futuro non troppo lontano, si apriranno a loro le porte dell’eccellenza.

Non chiamiamoli promessa.

  • 7,5/10

  • Damned Woman And A Carcass -

  • Tracklist

    01. Ash
    02. Venus
    03. Decades (instrumental)
    04. Esther Chose The Water
    05. Mechanical Travel


  • Lineup