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Derrick Green – Sepultura

“Machine Messiah”, quattordicesimo disco in studio per i Sepultura, ha segnato un nuovo importante tassello nell’evoluzione stilistica del gruppo brasiliano. In occasione del tour da coheadliner assieme ai Kreator, abbiamo avuto il piacere di parlare con Derrick Green, solare frontman del gruppo sudamericano, e  questo ne è il resoconto:

– Ciao Derrick, come stai e come sta procedendo il tour?

Molto bene, abbiamo avuto un giorno di riposo ieri. Il tour sta andando alla grande: bei concerti, gente fantastica, come fantastica è la line up. I Kreator sono qui per promuovere il loro nuovo album, anche noi ovviamente presentiamo un nuovo album. Completano la line up Aborted e Soilwork, ottimi gruppi. Questo tour mi piace proprio perché ci sono diversi stili, ogni band ha il proprio ed è un buon mix tra old school e nuove correnti. La proposta suona fresca e accattivante.

– Ho recensito “Machine Messiah”, probabilmente uno dei migliori album dei Sepultura. Cosa diresti per descriverlo a chi non l’ha ancora ascoltato?

Grazie. “Machine Messiah” contiene elementi vecchi, ma anche molte novità. Per quanto mi riguarda, sono da 20 anni nel gruppo, e cerco di continuare a evolvere; credo che siamo arrivati a un livello molto buono. Sono convinto che viaggiare, incontrare nuove persone, lavorare con diversi produttori siano tutti aspetti che abbiano aiutato a farci crescere e ad arrivare a “Machine Messiah”. Oggi abbiamo una squadra veramente buona, nuove persone, nuova etichetta, ottimo management.

– Di cosa tratta il disco?

L’idea era di parlare della robotizzazione, della gente che vive sempre più a contatto con la tecnologia, ma anche della costante perdita di umanità e di comprensione degli altri. Il dibattito sulla portata della tecnologia attuale è un argomento mai completamente risolto. Personalmente, credo nella tecnologia, perché spesso aiuta l’umanità. Poi è chiaro che altrettanto spesso sia usata purtroppo per mero consumismo.

Nell’album parliamo di questo e del fatto che a volte noi siamo i peggiori nemici di noi stessi. Trattiamo anche temi sociali, politica, specialmente le vicende politiche del Brasile, temi tipici dei Sepultura.

– So che nei Sepultura ci sono due correnti di pensiero: chi nettamente a favore della tecnologia, chi è abbastanza contrario alla robotizzazione frenetica…

Io sono assolutamente “pro-technology”. Andreas (Kisser, chitarrista del gruppo, nda) è dalla parte opposta. Proprio questo è stato la scintilla che ha dato vita all’album. Io non credo che i robot ci ruberanno il lavoro. Penso che molte volte la gente sia impaurita dalla tecnologia perché non comprende appieno cosa sia. Ci sono lavori degradanti che le macchine potrebbero fare, in futuro.  Il livello della tecnologia medica sta aumentando notevolmente, e sono tutti aspetti positivi per l’uomo. Naturalmente se gli uomini vogliono creare macchine per uccidere altri uomini, è un problema degli uomini, non è colpa delle macchine. Capisco le preoccupazioni di Andreas, e non solo sue. Un ruolo per educare a un corretto uso degli strumenti che abbiamo a disposizione oggi potrebbe o dovrebbe averlo l’istruzione pubblica.

– I Sepultura hanno sempre amato parlare delle radici culturali dei vari popoli, specialmente delle tribù native brasiliane. Tu sei degli Stati Uniti, come ti sei trovato ad abbracciare culture così lontane?

Nell’infanzia ero interessato a tutti gli stati,  alle bandiere, credo di aver imparato a riconoscere tutte le bandiere del mondo, e mi piaceva indagarne il significato, e conoscere le storie dei popoli che vi abitavano, perciò in un certo senso è stato naturale. Trasferirmi in Brasile, trasferirmi in una città molto più grande di quelle americane (São Paulo), imparare il portoghese, vivere da solo è stato molto importante per me, e ha fatto sì che il Brasile divenisse la mia seconda casa. Ma credo che questo abbia aiutato anche i Sepultura, che hanno avuto nuove commistioni con altre radici.

– Inoltre, tu hai un punto di vista esterno sul Brasile e sulle vicende che lo riguardano, a differenza loro, che vi hanno sempre abitato…

Assolutamente, ma la cosa divertente è che ora ho un punto di verso anche sugli Usa.

– A proposito di radici culturali differenti da quelle brasiliane, ho apprezzato moltissimo le influenze arabe in “Phantom Self”…

Ci piace abbracciare culture diverse. Quanto a “Phantom Self”, sai, siamo stati in Egitto. Non ci abbiamo suonato, ma è stata comunque un’esperienza intensa. Viaggiare ci influenza molto. L’idea di inserire gli archi tunisini (della Myriad Orchestra, nda) che senti nel disco arriva dal produttore, Jens Bogren, che ci stava dando delle idee e ci ha detto che sarebbero stati benissimo in questo brano. In effetti abbiamo subito amato il risultato.

– Quali sono i piani per il futuro. Avete intenzione di registrare qualche estratto del tour che state facendo?

Non vedo perché no, staremo in tour parecchio, e tra le idee stiamo pensando a se sia fattibile registrare un live album con un’orchestra. Magari in una venue speciale. Ma so che sarà qualcosa di folle, a livello di organizzazione. Per il resto, abbiamo un film in uscita, un documentario che potrebbe interessare anche gente che non ascolta metal.

– Chi è Derrick Green nella vita di tutti i giorni? Cosa ti piace fare al di fuori dei Sepultura?

Amo la fotografia, perciò lavoro a dei libri di fotografia, poi faccio delle voci per delle pubblicità, ma ultimamente sto lavorando anche con dei progetti per film d’animazione.

– Ultima domanda: dal momento che vivi in Brasile, i Sepultura ti hanno trasmesso la passione per il calcio?

Sì (ride, nda). Molto forte. Quando ci siamo incontrati le prime volte ho dovuto scegliere una squadra. Ho scelto il Palmeiras, squadra fondata da italiani, tra l’altro. Non è il club più popolare di San Paolo, è anche per questo che l’ho scelta, e dal momento che mi chiamo green e loro hanno la maglia verde, non potevo che scegliere loro!

– Ok, Derrick, l’intervista è conclusa. Puoi lasciare un messaggio ai nostri lettori…

Speriamo di tornare a suonare in Italia, magari nel tour da headliner che cominceremo alla fine di quest’anno. Ciao!