A poco più di un anno dal precedente album, gli Austriaci Belphegor tornano al centro della scena del metal estremo con questo nuovo disco. In un momento in cui la parte più melodica del metal regna sovrana in quanto a classifiche e vendite, i Belphegor non hanno alcuna paura di ribadire la loro appartenenza al genere più estremo del metallo pesante, e Walpurgis Rites conferma quanto fatto negli scorsi anni. Abbiamo di fronte ai nostri occhi un album che per tematiche farebbe probabilmente scappare a gambe levate un qualunque sacerdote, altrochè veline ed escort…ehm, scusate.
Torniamo a noi: Walpurgis Rites, al contrario di Bondage Goat Zombie, tente più al black con qualche tocco death, i testi ritornano ai tempi di The Lust Supper, con inni al satanismo più cupo e tenebroso, con meno riferimenti al sesso come invece avevano fatto in Lucifer Incestus e Pestapokalipse.
Walpurgis Rites è un disco molto più lineare dei suoi diretti predecessori, in cui la prima legge è la violenza, la seconda è il blast beat e la terza è il sovraccarico degli amplificatori con distorsioni al limite dell’inconcepibile. Il tutto suonato in maniera impeccabile e pulito, e cantato, anzi eruttato, egregiamente dal gigante biondo Helmuth, che si occupa anche delle linee soliste della chitarra, sempre veloci e taglienti come rasoi.
Partendo dalla prima traccia, Walpirgs Rites, è una cavalcata in mezzo alla blasfemia più pura, cattiveria liquida per giovani (e meno giovani) molto arrabbiati che vogliono sentire qualcosa di molto arrabbiato e decisamente controcorrente. Il filo conduttore con il precedente album lo troviamo diretto con Veneratio Diaboli – I Am Sin, la canzone più lunga di tutto l’album, cadenzata quasi come un canto sacro, anche se più che sacro bisognerebbe dire sacrilego.
Altra caratteristica dei Belphegor è il multilinguismo, ma non solo tedesco, lingua natale, e inglese, lingua ufficiale del metal, ma annche latino. Il testo di Bondage Goat Zombie era un bellissimo mix di queste tre lingue così diverse ma così simili per sonorità e cadenze, mentre in questo il plurilinguismo di Helmuth si fa sentire più o meno in tutte le canzoni, che sia un coro in latino o un verso eruttato in tedesco, anche se l’inglese la fa da padrone.
Un piccolo accenno al titoli: Walpuris Rites si riferisce alla arcinota festa di Halloween, ora traviata dal contesto moderno e consumistico, ma che in tempi in cui la stragrande maggioranza delle popolazioni era pagana aveva un significato religioso molto importante. Hexenwahn invece è traducibile (scusate se commetto errore, non parlo tedesco) con “Mania magica”, o almeno credo. In altre parole: Un sabbath la notte di halloween!
Insomma, tante parole per un solo disco. È un bel disco, se vi piacciono i Belphegor, se avete amato il filone iniziato con Lucifer Incestus vi piaceranno di sicuro, però c’è un ma. È un diretto figlioccio di Bondage Goat Zombie, che di per sé è un ottimo album, ma difficile ripeterlo senza cadere un po’ nel già sentito. Di fatti alcune canzoni suonano esattamente come se fossero uscite da un disco precedente. È l’unica pecca dell’album, che è comunque molto bello. Divertitevi, e ricordatevi che non è musica per signorine.