Il rock strumentale rappresenta uno dei generi più complessi e insidiosi a cui si possa ardire di approcciarsi; costruire vocalizzi melodici e accattivanti è un compito difficile, sicuramente, ma riuscire a creare un platter interamente strumentale senza smorzare l’amore dell’ascoltatore rappresenta uno step che non tutti possono permettersi di compiere. Ci vuole umiltà, intelligenza e un pizzico di furbizia.
I Jordaan hanno scelto la strada difficile e ne vanno fieri…amanti delle sonorità psichedeliche ma anche del rock oscuro e soffuso, i cinque musicisti nostrani implementano strutture evocative e passaggi intricati per raggiungere il loro scopo, forgiando un viaggio sonoro che porta il nome di “Theoretic”. La lieve venatura malinconica che spazia attraverso le sette tracce lascia un alone di mistero nella mente di chi si approccia al gruppo, portando i pensieri su un livello di introspezione profondo e instabile.
La produzione vaporosa e suadente riesce a far rendere il post rock moderno dei Jordaan al meglio, mettendo radici sicure grazie a suoni nebbiosi che evaporano nelle orecchie e a performance misurate con la forcella che denotano precisione e studio. Il mixing, da vera ciliegina sulla torta, bilancia dinamiche ed effusioni musicali, mentre il mastering pompa il giusto per fare esplodere il pathos.
“Gravity”, “Swahili” e “Nautilus” rappresentano esperienze imprevedibili dal gusto raffinato, portando grande passione al cuore…”Over Quantum Paradox” e “Ramona Flowers” spiccano per ispirazione e coesione arrangiativa, mentre “Nautilus” e il duo finale “The Permian-Triassic Mass Exctinction”/” Radius And Construction Of A Mixtilinear Circle-Z” ci mostrano le infinite possibilità che la band può regalarci in sede compositiva.
“Theoretic” è un disco difficile, colto, psicotico e incredibilmente poco commerciale…e sinceramente i Jordaan devono essere felici di questo risultato. Per appassionati e non, un disco da scoprire con molta calma e da affrontare a occhi chiusi di notte.