Vi ricordate a scuola quando si imparavano le moltiplicazioni? Dopo aver effettuato il calcolo esisteva un piccolo stratagemma chiamato ‘prova del nove’ che permetteva di conoscere seduta stante se il risultato fosse giusto…anche in musica esiste ed è il contesto live. Ma se eccellete in pignoleria beh, il contesto live acustico è la miglior cartina tornasole del reale valore di una band…
Se conoscete gli Amenra saprete senz’altro che suonano una specie di sludge/hardcore e che non lesinano sulla mano pesante…ma nel 2009 portarono alla ribalta un ep di nome “Afterlife” che li poneva in un’elegante veste satinata, in un contesto acustico mellifluo e pacatamente ombroso. “Alive” riprende quello che il suo predecessore ha stabilito inserendo altri elementi e imponendo una capacità arrangiativa convincente.
La produzione è timida e riservata, al punto da visualizzarsi al cospetto della band, mentre suoni e performance mettono sul piatto una band dall’intelligenza soprafina e dall’acume in continuo sviluppo. Il grosso del lavoro in consolle se lo ricava il mixing, capace di bilanciare la voce del buon Colin in base alle dinamiche strumentali, invece al mastering viene regalato un ruolo di comprimaria importanza.
Oltre alle prime tre tracce riprese da “Afterlife” è interessante affondare i nostri padiglioni auricolari nelle offuscate “The Longest Night” e “September”; patinate e dolci elaborazioni si potranno riscontrare in “Buiten Datum” e “Aorte” mentre il top dell’album viene raggiunto dal singolone “Razoreater” (da “Mass III”) e dalla cover della tooliana “Parabol”.
In un mondo che punta all’impatto è bello trovare un act capace di giocare anche su performance semi-unplugged. “Alive” è un disco sia per i fans del combo belga sia per chi vuol passare una serata (o più di una) a rilassare mente e anima
