Settimo album in studio per i californiani Otep, autori di un Nu Metal che dilaga nella fortissima corrente alternative, capitanati anche in questo nuovo capitolo “Generation Doom” dalla cantante Otep Shamaya.
Il lavoro degli Otep non è solo un prodotto musicale, ma è anche un mezzo d’espressione notevole per le inclinazioni artistiche della bionda cantante, vivace attivista per la parità dei diritti, alla costante ricerca di un equilibrio con il resto del mondo. Il gruppo rimane comunque fedele alla sua tradizione: il taglio è quello del nu metal dei gruppi che hanno segnato la strada all’inizio del nuovo millennio, senza grosse novità.
Lo scenario è apocalittico ed ispirato al film “Mad Max Fury Road“, con tematiche legate al futuro dell’umanità e al non certo roseo scenario che sembr prospettarsi; temi che quindi ben si legano anche all’immaginario modernista dell’artwork. L’album è lungo e complesso, dodici pezzi dove non sempre è l’originalità a fare da padrone, ma ci sono buone idee ed anche il lavoro di songwriting sembra essere più maturo rispetto al passato.
“Zero” e “Lords Of War” aprono con un bel ritmo, smorzato dalla sfumatura rap poco convinta di “Feeding Frenzy“, che le divide. Accanto a pezzi decisamente riusciti come “Down” e la potentissima “God Is A Gun”, ci sono episodi dubbi, come “Royals“, cover dei Lorde che non riesce a convincere fino in fondo.
C’è spazio per la riflessione in “Equal Rights, Equal Lefts” e per una ventata di sana cattiveria in “Lie” e nella bella “No Color“, anche se il gruppo non sembra spingere del tutto il pedale dell’acceleratore.
Album valido che sarà sicuramente più apprezzato da chi è già un fan della band, mentre farà un po’ più di fatica a farsi strada nel cuore di chi non ama alla follia il genere proposto. Un pizzico in più di potenza e aggressività avrebbero sicuramente giovato al platter, ma lo avrebbero anche fatto sconfinare in altri generi di metal che probabilmente non interessano al gruppo.
