Con Yesterwynde, i Nightwish ci offrono un nuovo capitolo della loro evoluzione musicale. Sebbene l’album sia tecnicamente solido a livello strumentale e compositivo, sembra mancare dell’impatto emozionale che ha reso i lavori precedenti così memorabili.
Tra i brani più significativi emerge “The Children of ‘Ata’”, un pezzo che abbraccia sonorità elettroniche e canti mediorientali, portando freschezza e dinamismo. Questa audace sperimentazione rende la traccia intrigante e coinvolgente.
Un’altra traccia da sottolineare è “Something Whispered Follow Me”, in cui la maestria di Emppu Vuorinen si manifesta attraverso assoli che risuonano su un tappeto di orchestrazioni ricche. Floor Jansen si eleva, navigando tra texture sonore diverse e creando un’atmosfera vibrante.
In contrasto, “Sway” offre un momento di dolcezza, caratterizzato da armonie acustiche e interazioni vocali tra Floor e Troy Donockley. La loro sinergia genera un’atmosfera calda e accogliente, evocando un senso di intimità che arricchisce l’intera esperienza.
Il disco si conclude con “Lanternlight”, un brano che chiude l’album in modo meditativo e toccante, grazie alla dolcezza e all’emozione espressa dalla voce di Floor Jansen, capace di avvolgere l’ascoltatore in un abbraccio sonoro profondo e significativo.
Tuttavia, Yesterwynde lascia una sensazione di incompletezza. Sebbene ci siano brani buoni, sembra mancare quella magia che ha definito i loro album passati. I brani non riescono a sfruttare appieno il range vocale di Floor, limitando l’emozionalità che potrebbe trasmettere in canzoni non lente. L’assenza di Marko Hietala si fa sentire pesantemente, non solo per la sua voce unica, ma anche per il contributo emotivo che ha sempre portato. La band ha cercato di riempire il vuoto, ma la dinamica sonora e il bilanciamento con la sua voce maschile mancano, risultando in pezzi meno intensi e variegati rispetto agli standard a cui i fan sono abituati.
Sebbene l’album esplori temi ambiziosi come la memoria, il tempo e la mortalità, la struttura delle canzoni non riesce a trasmettere quel senso di epicità tipico dei Nightwish. C’è una mancanza di freschezza e impatto, e l’intero lavoro sembra restare su territori sicuri senza osare davvero. Non mancano, ovviamente, i momenti suggestivi, ma in generale Yesterwynde fatica a lasciare un segno profondo, specialmente per i fan di lunga data che conoscono il potenziale della band. È un album tecnicamente ben fatto, ma sembra più una transizione, un passaggio verso qualcosa di non ancora compiuto.